Zara, Benetton, Calvin Klein, Levi’s, Marks and Spencer, Diesel, H&M, Armani, C&A, Gap, Esprit e altre griffe internazionali sono sotto accusa dopo la pubblicazione delle analisi di Greenpeace nell'ambito della campagna Detox 2012
Grazie alla campagna Detox 2012 di Greenpeace arriva la conferma che anche i principali brand e le multinazionali della moda confezionano 'vestiti tossici', contenenti sostanze chimiche in grado di provocare cancro e disturbi ormonali.
L'associazione ambientalista ha condotto l'indagine monitorando 20 marchi tra i più diffusi al mondo e acquistando capi di abbigliamento prodotti in Cina e altri paesi in via di sviluppo.
Il risultato? Più di 2/3 dei capi analizzati è stata rilevata la presenza di alchilfenoli, ftalati e nonifenoli etossilati, sostanze chimiche cancerogene e in grado di produrre alterazioni ormonali (responsabili di femminilizzazione dei neonati, disturbi nello sviluppo sessuale, danni ai reni, al fegato, ai polmoni).
L'uso di queste sostanze ha ricadute negative anche sull'ambiente e contribuisce all'inquinamento dei corsi d'acqua sia laddove i tessuti vengono prodotti, sia nel lavaggio domestico. Non si tratta di un aspetto secondario dal momento che le industrie tessili risultano essere la prima causa di inquinamento delle falde acquifere.
Forse non sarà possibile quantificare le conseguenze di questa intossicazione quotidiana e silenziosa. In assenza di una risposta certa l'unica possibilità che abbiamo è quella di modificare sin d'ora le nostre vecchie abitudini, anche per quanto riguarda l'abbigliamento.
Link a: Libera ZARA dalle sostanze tossiche