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(ASCA) - Roma, 18 dic - Per un polmone nuovo ci vogliono 15 anni, per farlo invecchiare bastano 15 sigarette. Parola degli esperti del Wellcome Trust Sanger Institute di Cambridge (Gran Bretagna) che per la prima volta sono riusciti a catalogare tutti gli errori genetici a cui va incontro il Dna sotto l'effetto delle sostanze chimiche del tabacco.
Sono 23.000 le mutazioni dei geni provocate dal fumo, secondo il nuovo studio del Progetto Genoma Umano dei Tumori pubblicato su Nature. Il nuovo tassello nella comprensione dell'insorgenza e dello sviluppo dei tumori, in particolare quelli del polmone e il melanoma (tumore della pelle), si arricchisce di dettagli inediti. Nel caso del fumo, ad esempio, bastano 15 sigarette, secondo i calcoli dei ricercatori, a innescare una singola mutazione. Le variazione negative del Dna si trasmettono poi alle generazioni successive. Per far rientrare l'allarme, secondo lo studio, c'e' bisogno di 15 anni di completa astinenza dal tabacco.


Articolo su Smettere di Fumare sul fumo ed i tumori al polmone.
Se pensate che smettere di fumare sia una cosa difficile ed infelice, provate un pò a leggere i commenti di chi ha smesso, con uno dei metodi più usati in questi tempi: il Metodo di Allen Carr. Allen Carr ha fatto del suo metodo di ristrutturazione dell'inconscia idea che abbiamo del fumo un libro ed un video. Provare per credere!




Se siamo ciò che mangiamo, continuare a nutrirci di prodotti industriali contenenti sostanze chimiche, con cibi precotti o tenuti in vita con conservanti ed addensanti...non ci farà certo bene. Un'alimentazione varia e sana, biologica per evitare gli OGM e tutte quelle sostanze nocive per la salute, un'alimentazione ricca anche di prodotti che non usiamo frequentemente associata ad una regolare attività fisica è certamente una soluzione migliore per vivere bene, in salute. Tra i prodotti che generalmente si usano poco nelle tavole, ai quali io tengo particolarmente e che trovo essere nel loro piccolo degli elisir di lunga vita, ci sono il Miso ed i Semi Oleosi. Sulla Carne ed i suoi effetti non tanto benefici, né per la salute dell'uomo, né per l'ecosistema ho scritto invece in un altro articolo. Consiglio di nutrirvi sempre con prodotti biologici e di stagione, di evitare prodotti di scarsa qualità, e dicendo questo ricordo che la qualità non la fa la marca ma l'etichetta, e di essere consumatori attivi. Riporto un contributo qui sotto e link a fine articolo.


Tratto da Agenzia ASCA - Roma - 1/12/2009

- Cresce fra le italiane la voglia di un ''ritorno alle origini'': il 73,3% afferma di non vivere in maniera tanto naturale e salutare quanto vorrebbe. La media europea e' al 68%. Le nostre connazionali sono molto attente nei loro acquisti alla scelta di ingredienti e materiali di qualita' (83.4%), meglio se non ''artificiali'' (81%), criteri ben piu' importanti del costo, nonostante la crisi.
Il 75% sarebbe infatti disposta a pagare un prezzo piu' alto per un prodotto biologico rispetto ad uno ''convenzionale'' e una su due (48.7%) si definisce una ''consumatrice etica''.
Il quadro emerge da un'indagine mondiale condotta dall'agenzia GFK su oltre 9.600 donne in 18 Paesi, presentata oggi a Torino al Congresso Nazionale della Federazione Italiana di Ginecologia e Ostetricia (FIOG) in corso fino al 3 dicembre e dedicato al rapporto fra tecnologia ed umanizzazione.

''La 'tendenza' bio e' molto evidente anche nelle scelte di salute - afferma la prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano -. Quando si e' chiesto alle donne di descrivere il loro contraccettivo ideale hanno posto sul 'podio' la tollerabilita' (52.9%), l'armonia con il corpo (47.9%) e il controllo del ciclo (47.3%).

Tutte caratteristiche che si ritrovano in Klaira, la prima pillola a base di un ormone naturale, l'estradiolo, disponibile in Italia dal settembre scorso.

Un prodotto che unisce il basso impatto metabolico ad un ottimale equilibrio ormonale, garanzia di benessere. Il livello costante di estrogeno e progestinico e' infatti lo stesso della settimana post-mestruale, quella in cui si e' al top della forma e dell'umore''.

I ginecologi della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) hanno realizzato anche una guida, "Naturalmente donna", per offrire consigli e suggerimenti partendo dall'analisi dei 4 elementi (acqua, aria, terra, fuoco) e spiega come utilizzare al meglio le risorse, perché scegliere tessuti biologici e prodotti di stagione fa stare meglio le donne, l'importanza della luce del sole per il buonumore e la salute delle donne. L'opuscolo, lanciato in occasione dell'incontro di Torino, verrà distribuito in tutto il territorio nazionale. -


Link:
Il sito dell' Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica: AIAB.
Per saperne di più sulle certificazioni per l'alimentazione biologica: Agricert.
Sul sito dell' Unione Europea infine ci sono le regolamentazioni sul biologico: Europa.eu.


Fonte: MrLoto.


I cavoli appartengono alla famiglia delle crocifere, (il nome deriva dalle quattro foglie a forma di croce) varietà Brassica. La parte commestibile di queste piante è rappresentata dalle foglie (cavolo cappuccio, verza, cinese, cavolini di Bruxelles) o le infiorescenze ancora immature (broccoli, broccoletti, cavolfiore).

I cavoli sono un alimento molto importante poiché grazie al loro sapore caratteristico, le poche calorie e le molte proprietà, ben si prestano a essere inseriti in molte ricette. Cavoli e broccoli sono tipici ortaggi invernali, stagione in cui la qualità è migliore e i prezzi più bassi. Tuttavia sono disponibili tutto l'anno, a prezzi maggiori. Il cavolo broccolo e il cavolo broccolo ramoso, entrambi chiamati broccoli, sono due piante
appartenenti alla famiglia dei cavoli la cui parte commestibile è costituita dalle inflorescenze non ancora mature. Il cavolo contiene una grande quantità di vitamine: protovitamina e vitamina A, vitamine B1, B2, B9 (acido folico), PP, C, ( a parità di peso il cavolo rapa ne contiene più delle arance), K, U. Molto ampia la gamma di minerali: in primis fosforo, calcio, ferro, zolfo, potassio, rame, magnesio, iodo, e arsenico. Molto preziose le sue mucillagini, soprattutto per quel che riguarda la cura delle coliti ulcerose, ed altrettanto significativa la sua alta percentuale di clorofilla, che aiuta l'organismo nella produzione di emoglobina contrastando così le varie forme di anemia. Da sottolinare, in cavoli e broccoli, la presenza di antiossidanti e di indoli che si formano quando le pareti cellulari di questi vegetali vengono spezzate o dal taglio del coltello o dalla masticazione


PROPRIETA' CURATIVE E BENEFICHE DI BROCCOLI E CAVOLI

Secondo le ultime ricerche, chi consuma molti cibi ricchi di vitamina C, vitamina E e carotene, è molto meno esposto a malattie cardiovascolari, ictus e cataratta. Gran parte delle piante crocifere sono ricche di potassio che ha un ruolo importante nella regolazione della pressione arteriosa.
L'aspetto più importante dei cavoli e dei broccoli è rappresentato dal fatto che, sempre stando alle ultime ricerche mediche, un regolare consumo di questi vegetali, può dimezzare il rischi di sviluppare vari tipi di tumore in particolare dei polmoni e del colon. Uno studio condotto presso l'univerità della California di Santa Barbara ci rivela cosa accade a livello cellulare; broccoli, cavoli, ravanelli, contengono alcuni composti chimici, chiamati isotiocianati, che danno inizio ad un meccanismo che è in grado di bloccare il diffondersi e la proliferazione delle cellule tumorali.
Altre ricerche condotte in Giappone hanno dimostrato che gli isotiocianati presenti in cavoli e broccoli sono altresì in grado di bloccare i melanomi.
Oltre alle proprietà antitumorali, i broccoli giovano anche alla salute del cuore; questo quello che risulta da studi effettuati su topi all'università del Connecticut.
Per concludere, possiamo affermare che introdurre i broccoli ed i cavoli nella nostra dieta abituale potrebbe rivelarsi molto utile contro l'insorgenza di tumori al colon, al pancreas, all'utero, alla gola, ai polmoni, all'esofago, e allo stomaco, questo stando alle dichiarazione degli scienziati del World Cancer Research Found.


BROCCOLI E CAVOLI A TAVOLA

Come abbiamo visto, cavoli, broccoli e altri vegetali appartenenti alla famiglia delle Crocifere sono rinomati per le loro proprietà di ridurre il rischio di tumori; tuttavia i ricercatori ora avvertono che cuocere, lessare queste verdure potrebbe compromettere le loro proprietà e virtù benefiche. Due ricercatori dell'Università di Warwick hanno acquistato cavoli e broccoli ed hanno effettuato dei test per valutare l'impatto dei diversi metodi di cottura.

La lessatura è risultata il metodo di cottura con i maggiori effetti negativi sulle proprietà dei cavoli e dei broccoli: dopo mezz'ora di bollitura i broccoli avevano perso il 77% delle loro proprietà benefiche mentre per i cavoli la percentuale si aggirava intorno al 65%. Al contrario la cottura al microonde e la cottura al vapore non hanno segnalato perdite significative (fermo restando che l'utilizzo del forno a microonde è sconsigliabile in assoluto).
Da evitare il surgelamento di cavoli e broccoli in quanto determina una perdita del 30% del contenuto di glucosinato.


BROCCOLI E CAVOLI....DA BERE!

Vera e propria panacea, il succo di cavolo crudo, magari mischiato a quello di carota con un po' di limone, è un vero rinvigorente nelle situazioni di estremo affaticamento e di carenze vitaminiche; utile nelle situazioni di estremo nervosismo ed eccessiva irritabilità, utile per riequilibrare le condizioni della pelle e del cuoio capelluto, per liberare l'intestino da vermi o parassiti e in caso di asma e pertosse. Logicamente anche crudi, cavolo, e broccoli esercitano quasi le stesse proprietà del loro succo, con il vantaggio che mangiati crudi sono più appetitosi che berne invece il succo.





L'acetato di vinile, presente nelle gomme da masticare, può provocare tumori, inoltre l'impatto ambientale delle gomme da masticare è enorme.

Chi ha inventato le gomme da masticare


La nascita della moderna gomma da masticare si deve a William Semple, il quale brevettò la prima ricetta il 28 dicembre 1869. Le prime palline di gomma da masticare vennero messe in vendita nel New Jersey nel 1871, ma erano molli e senza sapore.


Gomme da masticare: i danni per la salute

La Fondazione Ramazzini di Bologna, uno dei più importanti istituti al mondo per la ricerca sul cancro, ha fatto sapere che l'acetato di vinile va considerato a tutti gli effetti un agente patogeno altamente cancerogeno. Infatti può causare tumori del cavo orale, dell'esofago e dello stomaco.
Per questo i ricercatori della fondazione sostengono che l'acetato di vinile dovrebbe essere rimosso dalle gomme da masticare per "evitare che i consumatori, in particolare i bambini e le donne in gravidanza, siano esposti a molecole della sostanza che possono essere rilasciate dalla resina".




L'acetato di vinile


L'acetato di vinile o vinil acetato è l'estere vinilico dell'acido acetico.
A temperatura ambiente è un liquido incolore, infiammabile, dall'odore dolciastro. Data la facilità con cui può polimerizzare, viene generalmente conservato per aggiunta di stabilizzanti.
Il suo polimero, noto semplicemente come acetato, è un materiale perfettamente trasparente, utilizzato spesso in fogli sottili come supporto per disegni, da riprodurre tramite procedimento fotochimico.
Attualmente sono disponibili altri supporti di composizione diversa ma con la stessa funzione e ultimamente sono disponibili particolari pellicole trasparenti utilizzabili anche con stampanti a getto di inchiostro, mentre l'acetato è utilizzabile solo con vernici a base non acquosa. (Wikipedia - Acetato di Vinile)


Gomme da masticare: forse l'hanno inventata

'E’ arrivata la gomma da masticare biodegradabile. Non si attacca agli abiti o al marciapiedi, diventa polvere in pochi minuti, non inquina il terreno e il mare.

Costa un euro e cinquanta centesimi a pacchetto, e si produce in Messico, attraverso il lavoro di 56 cooperative che riuniscono 2mila agricoltori. Si tratta di una doppia buona notizia.

Da un lato, infatti, viene introdotto sul mercato un prodotto di largo consumo che non produce danni all’ambiente, dall’altro versante si offre un’opportunità a una larga comunità di contadini che lavorano la terra in un paese ancora con un alto tasso di povertà.

Ma basterà un’invenzione da agricoltura moderna per contenere i danni che, ogni giorno, facciamo anche solo per distrazione, con piccoli gesti? Già, perché la gomma da masticare nella sua pochezza dimostra quanti guasti si possono provocare con i comportamenti dell’uomo prepotente e irresponsabile di fronte al delicato equilibrio della natura. Pensate: servono cinque anni per eliminare una gomma da masticare finita nel mare.

E soltanto nell’Oceano Pacifico sono state contate 100 milioni di tonnellate di rifiuti, che nell’80 per cento dei casi, arrivano dalla terraferma. Immondizia. Infilata dalle mani dell’uomo con una sconcertante frequenza, tanto che gli scienziati hanno definito il fenomeno Pacific Trash Vortex, il vortice della spazzatura che distrugge fauna e flora marina. Non va meglio nelle strade, dove le gomme da masticare prima di incollarsi sotto le suole delle nostre scarpe, sporcano ogni angolo dei marciapiedi. In Gran Bretagna è stato calcolato che per ripulire la centralissima Oxford Street a Londra dalle tracce delle gomme sputate dai cittadini servono ben17 settimane. Dunque, è impossibile.

Vedremo se e come la gomma biodegradabile ci aiuterà a essere meno spreconi, meno dissipatori di luoghi e atmosfere. Magari diventerà un fenomeno di moda, uno status symbol dei consumi da “green economy”. Intanto, proviamo a fare attenzione quando usciamo di casa e ricordiamoci del danno che possiamo provocare, innanzitutto a noi stessi, con un semplice atto di inciviltà.' (sempre da Il Messaggero, citato sul sito web Non Sprecare, che consiglio di navigare.)


Dall'Istituto di Medicina del Lavoro della Cattolica di Roma

ACETATO DI VINILE TRA CAUSE SCLEROSI SISTEMICA

 

(AGI) - Roma, 28 apr. 2010 - Tra le possibile cause della sclerosi sistemica c'e' l'esposizione ad acetato di vinile. Lo riferisce un pool di ricercatori dell'Istituto di Medicina del Lavoro della Cattolica di Roma in uno studio opubblicato su 'Occupational and Environmental Medicine'. La sclerosi sistemica, detta anche 'sclerodermia', e' una malattia cronica e progressiva di tipo autoimmune. L'eziologia della patologia, che causa l'ispessimento della pelle, arrivando nei casi piu' gravi a colpire anche i tessuti di polmoni, cuore, reni, esofago e tratto gastro-intestinale, e' probabilmente multifattoriale e non ancora completamente definita. Tra i molti fattori endogeni ed esogeni coinvolti, i rischi professionali possono svolgere un ruolo essenziale. I ricercatori dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, coordinati da Nicola Magnavita e diretti da Antonio Bergamaschi, hanno osservato un 'cluster' di scleroderma localizzato e sistemico in un piccolo gruppo di operaie grafiche esposte a colle poliviniliche contenenti fino all'1% di acetato di vinile. Sull'ultimo numero di 'Occupational and Environmental Medicine' (la principale rivista del settore) la rete francese per la sorveglianza delle nuove malattie professionali emergenti, ha recensito una recente segnalazione relativa a un cluster di sclerodermia in lavoratori esposti ad acetato di vinile, mettendola in relazione con le ricerche prodotte da altri 30 centri ospedalieri universitari. E' possibile che questa sostanza, finora ritenuta pressoche' innocua, possa produrre questa grave malattia. "La metodologia dello studio e' stata estremamente semplice e tipico dell'epidemiologia occupazionale applicata alla pratica clinica", ha spiegato Magnavita, "tutto ha avuto origine con l'osservazione di segni di connettivite (malattia multisistemica caratterizzata da infiammazione a carico del tessuto connettivo e dei vasi sanguigni) in una paziente ricoverata al Policlinico Gemelli. Nel corso dell'anamnesi lavorativa la donna ha riferito che altre lavoratrici della stessa azienda presentavano sintomi simili. La ricerca attiva di questi casi ha consentito di dimostrare che altre quattro colleghe su un totale di 24 avevano sviluppato la stessa patologia". L'esposizione a vinil acetato e' stata associata con l'acidificazione dell'ambiente endocellulare, che induce effetti citotossici e mitogeni ritenuti l'evento sentinella che puo' precedere il cancro. "La produzione di autoanticorpi nella sclerosi sistemica dipende da una fase di acidificazione cellulare", ha concluso l'esperto, "studi successivi sono necessari per chiarire la relazione tra acetato di vinile e scleroderma".

Il fluoro presente nelle gomme da masticare è tra i veleni più dannosi per la salute, leggete infine l'articolo: Attenzione. Il fluoro presente nel dentifricio e nelle gomme da mastiare è tossico!

Sugar Blues: Il Mal di Zucchero

scritto da Andrea Vitali 10/11/09 4 commenti






Lo zucchero raffinato, o saccarosio, è un vero e proprio veleno che crea dipendenza e impoverisce la riserva di minerali del nostro organismo.

Già il solo processo produttivo chiarisce molto la natura di questa sostanza: lo zucchero raffinato viene sottoposto ad una serie di complesse trasformazioni industriali, tra cui la depurazione con latte di calcio che provoca la perdita di sostanze organiche, enzimi e sali.

Poi, per eliminare la calce in eccesso, il succo zuccherino viene trattato con anidride carbonica, poi con il velenoso acido solforoso per eliminare il colore scuro. Successivamente viene filtrato e decolorato con carbone animale e, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene trattato con il blu oltremare o il blu idantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno).

Rimane una sostanza bianca cristallina senza vitamine, sali minerali, enzimi e oligoelementi che si dimostra causare stress pancreatico, demineralizzazione ossea, fermentazioni intestinali e gas, alterazione della flora batterica, alti e bassi glicemici con vere e proprie forme di dipendenza, aggressività nei bambini e molti altri problemi. (Nutrizione Superiore)

E’ una sostanza che crea forte acidificazione del sangue, che il nostro organismo, per mantenere il PH ad un livello accettabile, è costretto a tamponare ricorrendo alle proprie riserve di sali minerali. Di conseguenza il nostro corpo, privato di preziose sostanze minerali, manifesta una serie di sintomi, che vanno dalla caduta dei capelli all’accumulo di scorie sotto forma di cuscinetti di adipe, cellulite e ritenzione idrica.

Molte malattie della civiltà moderna sono dovute ad un eccesso di zucchero raffinato nell’alimentazione.
La depressione è spesso favorita da un eccesso di zucchero raffinato, così come tutte le forme di candidosi e le varie infezioni ginecologiche. Ma, essendo appunto una droga, il saccarosio e le preparazioni alimentari che lo contengono non si possono eliminare di punto in bianco senza soffrire di crisi di astinenza. Bisogna allora prendere una serie di accorgimenti ed usare degli espedienti per riportare l’organismo sulla strada naturale senza pericolo di ricadute.

Mentre tutti gli alimenti a base di saccarosio sono dannosi e acidificano il corpo, il fruttosio è lo zucchero naturale più adatto all’uomo, ed ha un effetto alcalinizzante, che contribuisce alla salute. Stiamo parlando del solo fruttosio contenuto nella frutta, fresca o essiccata. Quella polverina bianca che viene venduta, spesso anche nei negozi di alimenti naturali, non è certo il fruttosio che si assume mangiando della buona frutta matura, ed è da evitare al pari del saccarosio.

Concretamente? Fare scorta di frutta fresca e secca biologica di tutti i tipi e secondo i propri gusti. E mangiane ogni qualvolta il desiderio di dolce prende il sopravvento, nessuna preoccupazione per le eventuali calorie perchè un organismo ripulito da dipendenze e funzionante sa quando e come bruciare ciò che non serve e soprattutto diventa 'capace' di chiedere solo quello che serve al mantenimento della propria omeostasi (stato di equilibrio).

Tra i frutti biologici sono da prediligere quelli di stagione e che possibilmente non abbiano dovuto attraversare continenti per arrivare in negozio, più passaggi abbiamo meno garanzie che arrivi un alimento integro e con una certificazione affidabile. Quindi magari meglio evitare tropicali (ci sarà un motivo se non crescono dove siamo nati noi?) e le pesche a dicembre come le arance a luglio..

Anche la frutta secca è importante che sia assolutamente di origine biologica, perché nella frutta secca industriale è sempre presente anidride solforosa, un veleno usato come conservante che annulla tutti gli effetti benefici dell’alimento.

Nelle bevande, laddove non se ne potesse fare proprio a meno, inizialmente è possibile utilizzare zucchero grezzo di canna (quello vero, non il bianco riverniciato che fa bella mostra sui banconi dei bar..), ma è preferibile usare succo d'agave, malto di riso od orzo, sciroppo d'acero.
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A chiunque sia interessato ad approfondire l'argomento suggerisco la lettura di un testo fondamentale: "Sugar Blues, Il Mal di Zucchero" di William Duffy (in versione aggiornata con il contributo di Roberto Marrocchesi che ho avuto la fortuna di avere come insegnante a scuola di Naturopatia) - Macro Edizioni.

Personalmente ho appena deciso di far girare la mia copia del libro tra le persone a cui tengo e che so essere in sintonia con questa sensibilità. Con la preghiera di farsi canale e far girare ulteriormente il libro, ad ogni passaggio annotando nome, periodo di lettura e osservazioni concrete derivanti dalla stessa.

Sono curioso di vedere cosa accade... l'ultima volta che ho portato un pane fatto in casa in un luogo Accogliente e Amorevole, questo ha cominciato a moltiplicarsi.. e ora ho perso il conto di quanti pani ci siano in giro :)

PS: grazie!!!






La bistecca che distrugge il pianeta

scritto da Andrea Vitali 23/10/09 0 commenti


NEW YORK – L’impatto ambientale del consumo di carne è molto più devastante di quanto non si sia pensato fino ad ora. Lo affermano gli scienziati americani Robert Goodland e Jeff Anhang, co-autori di Livestock and Climate Change, uno studio pubblicato sull’ultimo numero dell’autorevole World Watch magazine dove affermano che oltre metà dei gas serra (o GHG) prodotti oggi dall’uomo sono emessi dagli allevamenti industriali di bestiame.

Già nel suo dossier del 2006 Livestock's long shadow (La lunga ombra del bestiame) la Fao aveva attestato come il settore della produzione di carne sia causa del 18% delle emissioni totali di gas serra dovute alle attività umane: una percentuale simile a quella dell'industria e molto maggiore di quella dell'intero settore di trasporti (che ammonta a un 13,5%).
Ma secondo le più recenti rilevazioni effettuate da Goodland e Anhang il bestiame e i suoi sottoprodotti immettono nell’atmosfera oltre 32.6 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio all’anno, ovvero il 51 % delle emissioni di GHG prodotte annualmente nell’intero pianeta.

La carne presente nella nostra dieta è responsabile, insomma, dell'immissione in atmosfera di una quantità di gas serra - anidride carbonica (CO2), metano, ossido di azoto e simili – ben maggiore di quella immessa dai mezzi di trasporto o dalle industrie. Il motivo? Per la produzione di 225 grammi di patate si emette una quantità di CO2 pari a quella generata dal guidare un'auto per 300 metri. Per la stessa quantità di asparagi, è come guidare la stessa auto per 440 metri. Per la carne di pollo, molto di più: 1,17 km, per il maiale 4,1 km, per il manzo 15,8 chilometri.
La conclusione dei due ricercatori è drastica quanto inevitabile: “Per invertire il devastante trend che sta inesorabilmente modificando il clima del pianeta Terra basterebbe sostituire i prodotti animali con quelli a base di soia o di altre colture vegetali. “Questo approccio avrebbe effetti molto più rapidi sulle emissioni di GHG e sull’effetto serra di qualsiasi altra iniziativa per rimpiazzare i combustibili fossili con energia rinnovabile”, affermano i due esperti.

Non si tratta, insomma, dell’ennesima moda alimentare o imperativo etico-religioso ma di una condicio sine qua non per assicurarsi che il nostro meraviglioso pianeta esista ancora per i figli dei nostri figli. Prima che sia troppo tardi.

Fonte: Corriere della Sera

Di  ATTILIO SPECIANI.
Confrontiamo due date certe. Il 24 aprile 2009 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) emetteva il primo bollettino ufficiale sulla influenza H1N1.

Venivano descritti i primi casi negli USA e in Messico e il virus era presentato come un virus assolutamente nuovo, non mai rintracciabile nell'uomo né nel maiale fino ad allora, anche se la sua mutazione e la sua nascita sembrano essere avvenute grazie al passaggio attraverso il suino.


Questo avveniva il 24 aprile del 2009, cioè pochi mesi fa, e il virus allora identificato era ed è un virus definito potenzialmente pericoloso, ignoto nelle sue possibili azioni e da seguire con estrema attenzione. Nel giro di poche settimane sul sito dell'OMS si sono aperte indicazioni e precisazioni relative alla difficoltà di creare vaccini, di arrivare in tempo a predisporre la vaccinazione per tutti prima dell'autunno (sembra che dell'altro emisfero, quello sotto, che sviluppa le influenze durante le nostre primavere, interessi poco a tutti..) mentre si sviluppava il montaggio mediatico della paura necessaria per vendere.

Interessante notare che da subito, fin dal primo report dell'OMS il virus veniva definito resistente ad antivirali quali l'amantadina (basso costo, vecchio prodotto) ma ben sensibile all'oseltamivir (le cui fortune sono cresciute grazie alla bufala dell'influenza aviaria).

Ed ecco l'altra data certa: il 4 febbraio 2009 la FDA, l'ente governativo di controllo su alimenti e farmaci, notificava in modo ufficiale il ritiro dal mercato di 5 lotti di un vaccino contenente H1N1 prodotto dalla ditta Novartis.

Le motivazioni del ritiro sono proprio legate ad un decadimento degli antigeni virali, cioè ad una inadeguata stabilità nella loro preparazione, e i lotti ritirati sono lotti che sarebbero scaduti nel maggio 2009, prodotti quindi, con ogni probabilità intorno al maggio del 2008. Certo, come riportato su Morbidity & Mortality Weekly Report del 17 luglio 2008, si trattava di antigeni virali H1N1 del sottotipo Brisbane, sottilmente diversi da quelli delle isole Salomone dove forse il virus girava fin dall'anno prima, ma si tratta di differenze minimali, legate alla continua mutazione del virus, mantenendo comunque le caratteristiche di vaccino per l'influenza H1N1. Per chiarirci: nello stesso lotto ritirato erano presenti anche antigeni per la H5N1 (l'aviaria...), indicati come vaccini per l'aviaria indipendentemente dal sottotipo.

Significa cioè che nel maggio 2008, almeno 10 mesi prima che si ammalasse di H1N1 il primo essere umano, una delle ditte farmaceutiche connesse con Big Pharma, vendeva e faceva già utilizzare in una preparazione trivalente il vaccino contro il virus H1N1 che doveva diventare noto all'umanità solo nei primi mesi del 2009. Si tratta di santi, protettori dell'umanità che hanno evitato di palesarsi per eccesso di pudore o si tratta di uno studio di marketing coordinato da tempo?

Riflettiamo:
24 aprile 2009 primi casi di influenza H1N1, virus nuovo mai prima conosciuto (a detta dell'OMS)
4 febbraio 2009 (80 giorni prima) ritiro di vaccini già in uso da quasi un anno contenenti H1N1 (prodotti da chi oggi si pone sul mercato in anticipo sui concorrenti...)
Perché un vaccino era già pronto, miscelato insieme ad altri, prima che scoppiasse il primo caso di influenza?

Perché i responsabili di Novartis, quando l'OMS ha iniziato a discutere delle difficoltà di arrivare in tempo alla produzione dei nuovi vaccini, non hanno gridato al mondo che loro lo avevano già in mano ancora prima che scoppiasse l'epidemia?

Sono due domande importanti per decidere di chi dovremo fidarci da qui in futuro.
Se si legge correttamente la sequenza di eventi commerciali che hanno portato oggi il marketing vaccinale ad un livello commerciale spropositato si possono trarre le conclusioni del caso. Nel bellissimo articolo di Maurizio Ricci apparso nei giorni scorsi su Repubblica.it viene descritta la sequenza di eventi che ha portato oggi GlaxoSmithKline, Novartis, Astra Zeneca e Sanofi Aventis ad essere i gestori quasi monopolistici del mercato vaccinale nel mondo.
Spero che altri affronteranno il tema economico e commerciale legato a questa tristissima vicenda. Non è stato semplice risalire alle fonti originali che invece tutti possono leggere nei link interni a questo articolo. Alcuni siti online riportavano la notizia ma senza risalire alla fonte originale della FDA, organo ufficiale che aveva ordinato il ritiro dal commercio.

Io ne considero gli aspetti etici e quelli sanitari. Se il mio sospetto è vero ci troveremo con una spinta feroce al consumo vaccinale a partire dalle prossime settimane, e dovremo aspettarci possibili effetti negativi legati alla somministrazione di vaccini molto probabilmente inutili. Si tratta di danni previsti e prevedibili ma negati da chi invece di occuparsi di salute preferisce concentrarsi sui benefici economici che ne derivano.

Continuerò a credere nella Medicina. Continuerò a credere che il marketing possa aiutare la Medicina e il suo sviluppo, ma non posso pensare che la medicina si asserva al marketing, diventando strumento di sofferenza e di induzione di malattia anziché di sviluppo di salute e di crescita individuale e sociale.


Dieta mediterranea e neoplasie

scritto da Andrea Vitali 30/06/09 2 commenti


La dieta mediterranea, quella vera, protegge dalle neoplasie.
Purtroppo gli Italiani non la seguono...

I vantaggi dagli alimenti che contrastano le neoplasie (a eccezione delle utilissime sostanze contenute nel tè verde, nella soia e nella curcuma, componente del curry) sono presenti nella dieta mediterranea: acido oleico nell'olio d'oliva, acidi grassi omega-3 nel pesce, licopene nel pomodoro e in genere fibre vegetali.

Stiamo parlando ovviamente della dieta mediterranea che seguivano i nostri nonni, a base di pesce, olio d'oliva, cereali integrali e legumi, frutta e verdura fresche e non trattate.

Nell'olio d'oliva c'è un'alta concentrazione di un carboidrato, lo squalene, che negli animali ha dimostrato proprietà anticarcinogene.
Una revisione di 35 lavori epidemiologici ha confermato l'esistenza di una significativa associazione inversa tra introito di licopene presente nel pomodoro e rischio di cancro, compreso quello mammario, anche se più evidente per quanto riguarda i tumori di prostata, polmone e stomaco (Giovannucci E. Tomatoes, tomato-based products, lycopene and cancer: review of the epidemiologic literature. J Natl Cancer Inst 1999; 91: 317.).

Per essere più efficaci, i pomodori devono essere cotti o lavorati, probabilmente per favorire in tal modo la distruzione della solanina.
Infine, la dieta mediterranea si è rivelata essere la più ricca in acido linolenico, proteine vegetali e vitamine del gruppo B.

Fonte: Occhio Clinico

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LA CARNE ROSSA PUO' CAUSARE IL TUMORE ALL' INTESTINO

Pessime notizie per gli amanti di bistecca e prosciutto. Secondo uno studio europeo su alimentazione e cancro, infatti, c'è uno stretto legame tra la carne rossa e il tumore all'intestino.


E' questo il risultato di un'indagine dello 'European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition' su oltre 500mila cittadini europei. Una ricerca lunga dieci anni sulle nostre abitudini alimentari, che ha portato a conclusioni preoccupanti. Per chi mangia oltre due porzioni da 80 grammi di carne rossa al giorno, il rischio di tumore all'intestino è maggiore di un terzo rispetto a chi si concede meno di una porzione alla settimana.
Promossi il pollo e il merluzzo. Dall'inizio dell'indagine, pubblicata sul 'Journal of the National Cancer Institute', 1.330 persone si sono infatti ammalate di questo tumore. Una dieta povera di fibre, dicono gli studiosi, aumenta i pericoli per l'intestino.
Le carni 'sotto accusa' sono quelle bovine, di agnello, di maiale. Sono però pericolose anche quelle lavorate, come prosciutto, salame, salsicce e carne in scatola.

E' innocuo, invece, il pollo, mentre il pesce è addirittura protettivo: chi ne mangia almeno una razione al giorno (preferibilmente sogliole e merluzzi) rischia un terzo di meno rispetto a chi lo fa solo una volta a settimana.
'Da tempo si sospettava che alti consumi di carne rossa e insaccati aumentassero i pericoli per l'intestino - spiega Sheila Bingham, della 'MRC Dunn Human Nutrition Unit' di Cambridge - Ma oggi uno dei maggiori studi al mondo, il primo in Europa, mostra l'esistenza di una stretta relazione fra questi alimenti e il tumore'.

Cause incerte. Ci sono varie ipotesi sul legame fra carne rossa e tumore. Secondo l'esperta, è molto probabile che emoglobina e mioglobina, di cui è ricco questo alimento, causino un processo nell'intestino, che porta alla formazione di composti cancerogeni. Ma potrebbe anche essere colpa di sostanze dannose sprigionate dal processo di cottura. In questo caso, però, il pericolo dovrebbe coinvolgere anche gli amanti di pollo e tacchino, cosa che però non accade.
Le ragioni del fenomeno, dunque, sono ancora poco chiare. 'Ancora una volta - commenta Mike Attenborough, direttore della 'Meat and Livestock Commission' - appare evidente la necessità di equilibrio nell'alimentazione'. Fonte: LaRepubblica.
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CARNE ROSSA E TUMORI: UNA NUOVA RICERCA

Il consumo di carne rossa è collegato a un aumentato rischio di tumore dell'intestino. È quanto emerge da uno studio europeo finanziato dall'Oms e condotto dall'«European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition», pubblicato dalla rivista del National Cancer Institute. Secondo la ricercatrice che ha guidato lo studio, Sheila Bingham del Dunn Human Nutrition Unit in Cambridge, si tratta del «primo studio in Europa, fra i più importanti al mondo, che dimostra la forte relazione fra carne rossa e lavorata e il cancro all'intestino».

Il rischio calcolato dai ricercatori per questo tipo di tumore è di un terzo più alto (35% in più) per chi mangia oltre due porzioni da 80 grammi di carne rossa al giorno, rispetto a chi ne consuma una porzione a settimana. Gli studi hanno anche dimostrato che i rischi del cancro aumentano con una dieta povera di fibre. E se mangiare carni bianche non ha alcuna influenze su questo rischio, l'incidenza del cancro all'intestino si abbassa fra chi consuma più porzioni di pesce a settimana. Sheila Bingham sostiene che la spiegazione di questo fenomeno va ricercata nelle proteine chiamate emoglobina e mioglobina che si trovano proprio nelle carni rosse e che innescano un processo chiamato «nitrosazione dell'intestino» che porta alla formazione dei composti oncogeni.


Fonte: Medi News


Sono bianche le carni degli animali da cortile: polli, galline, capponi, anitre, tacchini, faraone, piccioni, oche, conigli.
Le carni rosse sono quelle degli animali da macello (bovini, bufalini, ovini, equini, caprini, suini).
La selvaggina rientra nelle carni nere (cinghiale, cervo, capriolo, fagiano, pernice, quaglia, anitra selvatica).

SCHEDA CARNI 








'Sarebbero circa 175 le diverse sostanze chimiche che ogni donna giornalmente si "spalma" sulla propria pelle, quando si fa bella. L'industria cosmetica, infatti, utilizza circa 13.000 sostanze di sintesi e di emisintesi nei propri prodottii. La cosa che molti non sanno è che la gran parte di queste non è stata sufficientemente studiate sotto il profilo della tossicità.

Il EWG (Environmental Working Group) americano ha calcolato che su 7500 prodotti commerciali solo 28 sono stati testati per la loro sicurezza, che un prodotto ogni 120 contiene una sostanza cancerogena e che un terzo dei prodotti contiene almeno una sostanza classificata come potenzialmente cancerogena.

L'assorbimento del cocktail di cancerogeni, conservanti, mutageni, allergizzanti e metalli pesanti a livello cutaneo è ulteriormente facilitato dalla presenza nei cosmetici di fattori umettanti e idratanti (che però sono innocui).

Tra le sostanze potenzialmente pericolose, voglio citare i parabeni, utilizzati come conservanti. Sono presenti come metyl-, ethyl-, butyl-, propyl- paraben e sono seriamente sospettati di essere cancerogeni. Lo sarebbero soprattutto quando vengono applicati sulla pelle. L'assorbimento cutaneo, infatti, trasformerebbe queste molecole in una forma attiva cancerogena.

Nel 2004, l'oncologa Drssa Philipa Darbre, dell'Università di Reading (UK) ha trovato i parabeni in tutti i campioni di tessuto cancerogeno mammario da lei analizzati.
Le ridotte dimensioni dello studio (solo 20 campioni), dovute alla mancanza di fondi che la Drssa ha cercato inutilmente per anni, dimostrano con certezza che queste sostanze tendono ad accumularsi nei tessuti.

I parabeni fanno parte di un vasto gruppo di sostanze chimiche denominate xenoestrogeni o "disruttori ormonali", sostanze estranee all'organismo capaci di imitare gli estrogeni, che sono potenti stimolanti della crescita e della trasformazione maligna delle cellule mammarie. Come altri xenoestrogeni, i parabeni una volta nei tessuti umani possono rimanervi per decenni, agire indisturbati e provocare malattie a distanza di 20-30 anni. 

Alcuni studiosi sono convinti che l'enorme presenza di xenoestrogeni nell'ambiente e nella catena alimentare sia una delle cause del tumore alla mammella (aumentato negli ultimi decenni), delle cisti ovariche, dell'endometriosi, dell'infertilità delle coppie (1 coppia su 5 ha problemi di fertilità e nel 50% dei casi l'origine è maschile) e del cancro ai testicoli (aumentato del 3% negli ultimi anni). I pesticidi presenti nell'alimentazione sono anch'essi dei "disruttori ormonali".

Se andate in un supermercato, in profumeria, in farmacia o in erboristeria noterete che la maggior parte dei cosmetici e dei prodotti per l'igiene contengono parabeni. La cosa raccapricciante è che si trovano anche in molti prodotti cosiddetti "naturali" o spacciati per "ecologici". I parabeni sono nelle creme per il viso, negli struccanti, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei dentifrici e negli shampoo. Molti prodotti per bambini li contengono. Sono anche nelle creme solari e nei doposole. Un recente studio giapponese ha dimostrato che con l'esposizione alla luce UV del sole, i parabeni accelerano l'invecchiamento della pelle.
E' incredibile, ma l'industria del cosmetico finanzia la ricerca contro il cancro alla mammella e nello stesso tempo fa soldi vendendo prodotti che contengono sostanze che il cancro probabilmente lo provocano.

I parabeni sono legalmente autorizzati nell'Unione Europea e l'industria cosmetica giura sulla loro innocuità. Purtroppo, dagli allarmi dei ricercatori ai provvedimenti restrittivi spesso passano decenni. 
Gli interessi economici e politici sono sempre enormi. La storia recente è piena di sostanze chimiche (farmaci, pesticidi, insetticidi, additivi alimentari, ecc.) che sono state immesse sul mercato come innocue e poi dopo anni vietate perché risultate tossiche o cancerogene. 

E voi, avete voglia di aspettare?'


Aggiungo il suggerimento di Rondin_EllaYou Tube Cosmetici Tossici.

Vaccinare contro il Papillomavirus?

scritto da Andrea Vitali 19/05/09 0 commenti

Come l'anno passato, il Ministero della salute, ha fatto inviare (a nostre spese) 250 mila lettere ad altrettante bambine italiane che nel 2009 compiranno 12 anni.
Lo scopo è, tramite la paura e i sensi di colpa, "invitare" i genitori inconsapevoli, a far vaccinare la propria figlia contro il terribilissimo Papillomavirus!
I vaccini Gardasil della multinazionale Merck (la stessa che ha causato una strage planetaria con l'antidolorifico, antinfiammatorio Vioxx) costano (per 3 iniezioni) oltre 564,45 euro.
Il Cervarix della britannica GlaxoSmithKline (che produce 'mostarde azotate', come l'Alkeran: agente vescicante da guerra chimica, usato in chemioterapia, oppure l'Hycamtin da 1850 euro a fiala) costa invece (per 3 iniezioni) solamente 470.37 euro.
Il tutto naturalmente viene pagato dal Servizio sanitario nazionale: cioè da noi con le tasse.
L'ennesimo grasso regalo alle lobbies del farmaco.
Qui sotto un abstract dal libro scritto dai medici Roberto Gava (farmacologo, tossicologo, omeopata e una delle massime autorità a livello nazionale su vaccini e problematiche connesse) ed Eugenio Serravalle (pediatra).
Visto che in ballo c'è la salute dei nostri figli, prima di prendere una qualsiasi decisione (per poi magari pentirsene) è bene informarsi adeguatamente e correttamente.


CONOSCERE PRIMA DI DECIDERE

A cura dei Dottori Roberto Gava e Eugenio Serravalle.
Tratto da libro: “Vaccinare contro il Papillomavirus? Quello che dobbiamo sapere prima di decidere”

Flora normale dell’apparato genitale femminile

Il Papilloma Virus umano (HPV: Human Papilloma Virus) oggigiorno costituisce la più comune infezione trasmessa sessualmente. (…)

(…) Più di 100 specie differenti sono state identificate quali componenti della flora normale. (…)
Tale flora comprende batteri, funghi, e virus.
Va subito detto che i microrganismi presenti come flora normale in differenti fasi della vita di una donna sono gli stessi che possono causare infezioni ostetriche e ginecologiche in idonee circostanti.
Inoltre, non va dimenticato che anche i batteri classicamente considerati come patogeni possono far parte della flora normale.
Quindi, abbiamo soggetti sani che albergano batteri saprofiti e patogeni e abbiamo i medesimi soggetti che in particolari condizioni di debolezza immunitaria possono ammalarsi a causa dei medesimi germi che prima risiedevano in loro in modo del tutto asintomatico. (…)
Una semplice conseguenza della constatazione di questa ricca flora microbiologica cervico-vaginale è che una diagnosi laboristica di cervicite cronica non è altro che il normale aspetto di un normale collo uterino. (…)
E’ ovvio che se le difese immunitarie della donna si abbassano per un qualche motivo, è possibile che qualcuno di questi germi prenda il sopravvento e induca una patologia locale che allora si esprimerà a livello clinico con una sintomatologia specifica dell’infezione. (…)
Un altro dato molto importante da ricordare e che poi ci servirà per capire meglio l’infezione da HPV è che la microflora vaginale non varia solo da donna a donna ma anche, in una stessa donna, durante il tempo.
La flora vaginale muta con l’età, con l’attività sessuale, con le fase del ciclo mestruale, con la gravidanza e con l’assunzione di determinati farmaci. (…)


Epidemiologia dell’infezione da HPV

(…) Si ritiene che oltre l’80% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita, con un picco nelle giovani sotto i 25 anni, ma ci sono dati scientifici che dicono che questo virus sia presente in almeno l’80% di entrambi i sessi e che sovente si ritrovi nell’uomo fin dalla sua nascita. (…)
In un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quasi totalità (93-96%) dei casi di tumore della cervice uterina è associata all’infezione del tratto genitale con Papilloma virus umano. (..)

Importanza del tipo e della variante genetica

Sappiamo che alcuni tipi e alcune varianti dell’HPV sono più frequentemente correlati con lo sviluppo del carcinoma della cervice uterina.
Sono stati descritti oltre 120 genotipi di Papillomavirus umano (…)
Di questi, circa 40 possono infettare il tratto genitale degli uomini e delle donne ed essere trasmessi attraverso i rapporti sessuali, ma dai dati disponibili sembra che siano sono 15 i tipi che, oltre all’infezione, possono causare anche la neoplasia cervicale. (…)
Non è assolutamente detto che questi virus possano indurre in una donna un carcinoma cervicale, perché quasi sempre questi HPV vengono eliminati dalle difese immunitarie dell’organismo (più specificatamente dalla risposta linfocitaria Th1) ed è semplicemente eccezionale che uno di essi possa indurre il carcinoma. (…)

Decorso clinico

(…) Più specificatamente, sono possibili tre evoluzioni dell’infezione da HPV:

- regressione spontanea (nell’80-90% dei casi);
- persistenza prolungata e spesso asintomatica (nel 10-15% dei casi);
- progressione dell’infezione verso lesioni precancerose che restano tali (nell’1% dei casi e solo in presenza di una alterazione del sistema immunitario)
- progressione delle lesioni precancerose verso lesioni cancerose (nell’1% delle lesioni precancerose e solo in presenza di una importate alterazione del sistema immunitario).

Quindi, la maggior parte delle infezioni da HPV si risolve spontaneamente in circa 12-18 mesi e anche le infezioni ad alto rischio tumorale guariscono da sole senza lasciare conseguenze per la salute della donna nel giro di pochi mesi.
Nel 10-15% dei casi, invece, il virus convive per tutta la vita del soggetto che lo ospita nelle sue cellule e non crea alcun problema (in questi casi il test per l’HPV sarà positivo (…)
Circa l’1% delle infezioni da HPV danno luogo a lesioni precancerose che, se non identificate e/o non opportunamente trattate, in organismi immunologicamente deboli e in una percentuale inferiore dell’1% delle donne che le presentano, possono progredire nell’arco di 20-50 anni in tumori cervicali.
Infatti, se un’infezione virale molto comune come quella da HPV conduce allo sviluppo di un tumore così raro, significa che la probabilità che l’HPV ha di causare carcinoma è veramente eccezionale. In ogni caso, comunque, questo eccezionale processo richiede anche molti anni per svilupparsi e abbisogna di una particolare e cronica deficienza immunitaria.
Quindi, l’infezione da HPV non è una malattia, ma solo un fattore di rischio e anche un rischio basso e la storia naturale dell’infezione dipende solo dalla risposta immunitaria linfocitaria (specialmente la risposta mediata dai linfociti T) ed è quindi condizionata dall’equilibrio che s’instaura tra ospite e HPV.


Ruolo del sistema immunitario

(…) Gli anticorpi circolanti sono sicuramente solo uno dei meccanismo che intervengono nel controllare lo sviluppo di questa malattia (…)
E’ in questa fase, quindi, che gioca un ruolo determinante la risposta immunitaria cellulare Th1 mediata dai linfociti T (i linfociti citotossici CD8 e i linfociti helper CD4). Questi globuli bianchi attivano strategie di sorveglianza intracellulare che agiscono sia bloccando l’espressività biologica degli oncogeni virali sia eliminando le cellule infettate attraverso l’apoptosi (cioè la morte cellulare programmata).
E’ proprio per questa importante considerazione che si guarda con un certo sospetto verso un vaccino che agisce stimolando la risposta immunitaria anticorpale Th2, una risposta inoltre che, come vedremo nella pagine seguenti, è destinata ad affievolirsi rapidamente a partire da pochi mesi (circa 7) dopo la prima dose del vaccino anti-HPV. (…)

Sono necessarie particolari norme igieniche?

(…) La presenza del virus non dipende da chi ce lo passa ma dallo stato di salute del nostro sistema immunitario, perché è solo quest’ultimo che può debellare rapidamente il virus oppure albergarlo in modo asintomatico oppure lasciarlo progredire lentamente fino alla stato tumorale. (…)
Una donna, che ha appena debellato spontaneamente un’infezione da HPV non deve preoccuparsi dell’ipotetico eventuale ricontagio da parte del marito, nel caso che questi fosse un portatore sano di HPV, dato che il passarsi vicendevolmente l’infezione non comporta problemi o pericoli. Inoltre il preservativo non protegge completamente dal passaggio dell’HPV e quindi il suo uso è relativo in questa infezione.
In ogni caso, se due coniugi dovessero preoccuparsi dei germi che ognuno potrebbe ricevere dall’altro, non dovrebbero neppure baciarsi, cioè dovrebbero “baciarsi” come si dice che facciano gli esquimesi: strofinandosi il naso (anche molto delicatamente e per brevissimo tempo, dato che anche sulla cute ci sono germi).(…)

HPV e gravidanza

Alcune donne si pongono il problema se l’infezione da HPV può compromettere una gravidanza o comunque la salute del bambino. La risposta a questo dubbio è molto semplice: questo problema non sussiste quasi mai, perché l’HPV è un virus normale della microflora cervico-vaginale e quindi non compromette la gravidanza: circa il 25% delle gravide ha il test dell’HPV positivo a causa del fisiologico calo delle difese immunitarie che lo stato gravidico induce (…)
Non solo non ci sono rischi per la gravidanza, ma non ci sono neppure rischi per il neonato che, anzi, ha bisogno di confrontare il suo sistema immunitario con una moltitudine di microrganismi durante la nascita, quando respirerà o mangerà, quando si metterà in bocca le mani e vari oggetti tutt’altro che sterili, quando gattonerà, quando andrà all’asilo, ecc. (…)




Fonte: AAM Terra Nuova

Nel mondo, l'appello per una moratoria è; stato già lanciato da più di 4000 ricercatori spagnoli di cui il primo firmatario è C. Alvarez-Dardet, direttore del Journal of Epidemiology and Community Health.
Recentemente il parlamento della Virginia ha deliberato di rimandare la decisione di vaccinare fino al 2010, il governo finlandese ha deciso di pianificare uno studio di popolazione per evitare scelte non scientificamente avvalorate.

Negli Stati Uniti, primi ad autorizzare il vaccino nel giugno 2006, solo 5 Stati su 50 lo raccomandano.
Il Washington Time riporta che effetti negativi sono stati verificati in 20 Stati con reazioni che vanno dalla perdita di coscienza al collasso e con 13 casi di Guillame-Barré; il National Vaccine Information Center segnala 5 casi di morte, 51 di invalidità e 1358 ricoverate d’urgenza, L’EMEA ( European Medicines Agency) ha comunicato che due giovani donne sono morte improvvisamente dopo aver ricevuto la vaccinazione contro il papillomavirus. Una delle morti è; avvenuta in Austria e l’altra in Germania. La causa dei decessi non è; stata identificata.Queste due morti fanno seguito al decesso di altre tre ragazze ( 12, 19 e 22 anni), avvenuto negli Stati Uniti, alcuni giorni dopo la somministrazione del vaccino.

L’FDA ha ricevuto anche 28 segnalazioni di aborto dopo somministrazione del vaccino anti-papilloma virus in donne in stato di gravidanza. L’EMEA ha annunciato che continuerà a monitorare strettamente la sicurezza del vaccino , ma al momento ritiene che i benefici della vaccinazione siano superiori ai rischi. (Xagena2008) (Fonte:EMEA, 2008), Il Ministro Livia Turco nel Notiziario Ministeriale Febbraio 2008 scrive che” l’offerta pubblica gratuita della vaccinazione è; rivolta alle bambine tra gli 11 e i 12 anni perché in questa fascia è; massimo il profilo beneficio – rischio “ senza però enunciare i rischi.

Propone “ particolare cautela di somministrazione nell’età fertile “ perché “i dati attualmente disponibili non sono sufficienti”e che “ saranno le evidenze scientifiche, degli studi di efficacia a dirigere la scelta di estendere la vaccinazione contro il Papilloma Virus ad altre categorie di giovani donne…”.


PETIZIONE!

CHIEDIAMO UNA MORATORIA DI ALMENO TRE ANNI PERCHE’:

1. mancano informazioni corrette ed esaustive sui reali effetti indesiderati di questa vaccinazione
2. stanno diventando sempre più numerose le segnalazioni di gravi danni da vaccino anti-papilloma virus nel mondo;
3. mancano completamente informazioni sulla durata della protezione e sulla reale capacità di prevenire veramente il carcinoma del collo dell’utero;
4. non sappiamo ancora come si modificheranno i numerosissimi tipi di HPV in risposta allo stimolo vaccinale: gli altri tipi virali ancora non coperti da vaccino diventeranno ancora più cancerogeni?
5. mancano studi clinici longitudinali condotti da ricercatori indipendenti dalla case farmaceutiche sull’efficacia del vaccino.
6. il più efficace sistema di prevenzione esiste già ed è; il Pap-Test che può dare risposte su tutti i tumori dell’utero di qualsiasi eziologia.

La maggior parte delle analisi costo-efficacia condotte fino ad ora è stata finanziata dalle compagnie che commercializzano i vaccini anti-papilloma virus e gli studi di efficacia pubblicati, tutti, senza eccezione, sono sponsorizzati dalle case produttrici dei vaccini.
La prudenza nell'accettare per valide le conclusioni cui sono giunti quegli studi è d'obbligo e sarebbe stato doveroso condurre delle sperimentazioni indipendenti prima di pronunciarsi in merito ad una vaccinazione di massa effettuata su bambine in una fascia di età particolarmente delicata.

Gli effetti indesiderati locali sono molto frequenti. Il 70% dei vaccinati lamenta dolori di lieve e media entità nelle sedi di inoculazione, il 5% dolori di intensità maggiore. Si sono registrati 5 eventi seri su 11.640 vaccinati, fra i quali un caso di broncospasmo, uno di gastroenterite, uno di cefalea ed ipertensione, uno di emorragia vaginale, un altro di dolore e deficit di mobilità.

Comunque, pur omettendo del tutto i dubbi sulla sicurezza a medio e lungo termine, solo considerando gli eventi più seri e supponendo un'adesione del 90% alla vaccinazione, dovremmo attenderci nel nostro Paese, di qui a 30 anni, prima di osservare il benché minimo risultato positivo, 3247 casi indesiderati di una certa gravità che i servizi sanitari saranno chiamati a gestire.

Perché nonostante tutti i dubbi e le incertezze documentate è; stata deliberata la somministrazione della Vaccinazione anti-papilloma virus? Non c’è il rischio di una sperimentazione sulle nostre figlie?

Ogni cittadino ha il dovere ed il diritto ad un’informazione aggiornata e indipendente perché ognuno possa trovarsi nella condizione di fornire il proprio consenso o diniego
con conoscenza, coscienza e consapevolezza.

Per firmare la petizione on-line clicca qui.




Il ciclo produttivo dell'alimento carne è il più insostenibile per il pianeta.

Nessuna attività produttiva destinata all'alimentazione umana è altrettanto costosa in termini di risorse idriche e inquinamento ambientale quanto l'allevamento di animali per la produzione di carne da macello.

E' quindi così strano che l'alimento carne sia anche il più controverso e 'inquinante' per la salute dell'essere umano?





La Carne e l' Acqua nel Mondo

Per 1 kg di carne servono 15-20mila litri d'acqua, per far crescere un pomodoro 13 litri, per un caffè 140. Lo dice allarmata la Fao: la domanda d’acqua crescerà sempre più e “causerà un’altra crisi globale”.
Ormai sono in molti ad affermarlo: mangiare meno carne contribuirebbe a diminuire notevolmente le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Ne abbiamo già parlato in passato citando il National Institute for Agricultural Technology dell’Argentina. Oggi è la volta della tesi dell’economista indiano Rajendra Pachauri, presidente del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC).

Lo scorso 8 settembre a Londra Pachauri ha presentato un documento dal titolo “Riscaldamento globale: l’impatto sui cambiamenti climatici della produzione e del consumo di carne”.
Secondo l’economista produrre 1 kg di carne ha tantissimi costi in termini ambientali: si emettono ben 36,4 chili di anidride carbonica; si rilasciano nell’ambiente sostanze fertilizzanti pari a 340 grammi di anidride solforosa e 59 grammi di fosfati. In pratica produrre un chilo di carne ha lo stesso impatto ambientale di un’auto media europea che percorre 250 chilometri!


La produzione di carne

D’altra parte produrre carne prevede una serie di attività che necessitano energia ed inquinano. Bisogna organizzare trasporti che rispettino la catena del freddo, nei supermercati sono necessari frigoriferi, è necessario un packaging adeguato per offrire il prodotto ai consumatori i quali, poi, consumeranno dell’altra energia per cucinare la carne e produrranno dei rifiuti per smaltire gli avanzi.
Nel suo studio Pachauri esamina anche l’impatto dell’allevamento in termini di sfruttamento del suolo. In particolare, il settore zootecnico sfrutta il 30% delle terre del pianeta e il 70 % di quelle destinate all’agricoltura. Il 70% della foresta amazzonica ormai scomparsa è ora occupato da pascoli e campi coltivati a foraggio. Una produzione, quest’ultima, che preoccupa gli esperti perché determina sovrasfruttamento del suolo.

Produrre carne necessita, inoltre, di una quantità di acqua maggiore rispetto ad altre produzioni vegetali. Ecco qualche esempio. Per ottenere un chilo di mais sono necessari 900 litri di acqua; per un chilo di riso 3.000 litri; per un chilo di pollo 3.900 litri; per un chilo di maiale 4.900 litri e per un chilo manzo ben 15.500 litri di acqua!


PERCHE' SERVE TANTA ACQUA PER PRODURRE CARNE?

La premessa da fare, per comprendere i motivi dell'impatto delle nostre scelte alimentari sul consumo d'acqua, riguarda il fatto che gli animali d'allevamento sono "fabbriche di proteine alla rovescia".
Infatti, gli animali consumano molte più calorie, ricavate dai vegetali, di quante ne producano sottoforma di carne, latte e uova: come "macchine" che convertono proteine vegetali in proteine animali, sono del tutto inefficienti.
Il rapporto di conversione da mangimi vegetali dati agli animali a "cibo animale" per gli umani varia da 1:30 a 1:4, a seconda della specie animale, vale a dire: per produrre 1 kg di carne servono da 4 a 30 kg di vegetali coltivati appositamente. Per la loro coltivazione serve acqua. Per dar da bere agli animali serve acqua. Per pulire stalle e macelli serve acqua.


Dalle Istituzioni e dal Mondo Scientifico

In organizzazioni come l'OMS, la FAO e la Banca Mondiale, aumenta sempre di più la preoccupazione per l'impatto dell'allevamento industriale sull'utilizzo delle terre coltivabili e conseguentemente sulla possibilità o meno di nutrire il mondo in modo efficiente.
Esse affermano: "L'aumento del consumo di prodotti animali in paesi come il Brasile e la Cina (anche se tali consumi sono ancora ben al di sotto dei livelli del Nord America e della maggior parte degli altri paesi industrializzati) ha anche considerevoli ripercussioni ambientali. Il numero di persone nutrite in un anno per ettaro varia da 22 per le patate, a 19 per il riso fino a solo 1 e 2 persone rispettivamente per il manzo e l'agnello. Allo stesso modo, la richiesta d'acqua diventerà probabilmente uno dei maggiori problemi di questo secolo. Anche in questo caso, i prodotti animali usano una quantità molto maggiore di questa risorsa rispetto ai vegetali." [WHO/FAO2002].

L'acqua richiesta per produrre vari tipi di cibo vegetale e foraggio varia dai 500 ai 2000 litri per chilo di raccolto prodotto. Il bestiame utilizza in modo diretto solo l'1,3% dell'acqua usata in totale in agricoltura; tuttavia, se si prende in considerazione anche l'acqua richiesta per la coltivazione dei cereali e del foraggio per uso animale, la quantità d'acqua richiesta è enormemente più elevata. Per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d'acqua (200.000 se l'allevamento è estensivo); per 1 kg di pollo, servono 3500 litri d'acqua, 2000 per la soia, 1910 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate. [Pimentel1997]

Il direttore esecutivo dell'International Water Institute di Stoccolma, ha dichiarato "Gli animali vengono nutriti a cereali, e anche quelli allevati a pascolo richiedono molta più acqua rispetto alla produzione diretta di grano. Ma nei paesi sviluppati, e in parte in quelli in via di sviluppo, i consumatori richiedono ancora più carne [...]. Ma sarà quasi impossibile nutrire le future generazioni con una dieta sul genere di quella che oggi seguiamo in Europa occidentale e nel Nord America". Ha aggiunto inoltre che i paesi ricchi saranno in grado di aggirare il problema importando acqua virtuale, il che significa importare cibo (mangime per animali o carne) da altri paesi, anche da quelli che non hanno abbastanza acqua. [Kirby2004]






La Carne consuma ed INQUINA L'ACQUA

Altro problema: lo smaltimento di deiezioni prodotte dagli animali degli allevamenti intensivi.
Le deiezioni liquide e semi-liquide del bestiame contengono livelli di fosforo e nitrogeno al di sopra della norma, perché gli animali possono assorbire solo una piccola parte della quantità di queste sostanze presenti nei loro mangimi.

Quando gli escrementi animali filtrano nei corsi d'acqua, il nitrogeno e fosforo in eccesso in essi contenuto rovina la qualità dell'acqua e danneggia gli ecosistemi acquatici e le zone umide.
Circa il 70-80% del nitrogeno fornito ai bovini, suini e alle galline ovaiole mediante l'alimentazione, e il 60% di quello dato ai polli "da carne" viene eliminato nelle feci e nell'urina e finisce nei corsi d'acqua. [CIWF2004]


Un anno intero di acqua per soli 5 kg di carne

Per concludere, un dato emblematico, che fa riflettere: il settimanale Newsweek ha calcolato qualche anno fa che per produrre soli cinque chili di carne bovina serve tanta acqua quanta ne consuma una famiglia media americana in un anno (5 kg di carne non bastano a coprire il consumo di una settimana, per la stessa famiglia!).
Perciò è chiaro che la prima cosa da fare, per risparmiare davvero acqua, è diminuire i consumi di alimenti animali, privilegiando il consumo diretto di vegetali (cereali, legumi, verdura, frutta, nelle migliaia di possibili ricette appetitose che si possono preparare): come singola azione da compiere è la più potente in assoluto, molto di più di qualsiasi altra azione di risparmio il singolo cittadino possa intraprendere.
D'altro canto, è noto che l'attuale consumo di alimenti animali è di molto superiore al massimo consigliato dall'Istituto Mondiale per gli studi sul Cancro (World Cancer Institute), che consiglia, nelle sue linee guida per la prevenzione del cancro, di non consumare più di 80 grammi al giorno di carne rossa, il che significa 30 kg l'anno come MASSIMA quantità di carne rossa ammessa. In Italia, ogni anno si consumano mediamente 62 kg di carne rossa pro-capite, più 30 kg di altra carne, quindi il doppio rispetto al massimo consigliato.


Modificando le nostre abitudini alimentari, 
faremmo molto per l'ambiente.
Faremmo un gran regalo alla nostra salute
e al futuro dei nostri figli


Fonti:
[CIWF2004] CIWF, "The global benefits of eating less meat", CIWF Trust, 2004
[Kirby2004] Alex Kirby, "Hungry world 'must eat less meat'", BBC News Online, August 15 2004
[Pimentel1997] Pimentel D., Houser J., Preiss E., White O., "Water Resources: Agriculture, the Environment, and Society", Bioscience, February 1997 Vol. 47 No. 2.
[WHO/FAO2002] WHO/FAO, Diet, nutrition, and the prevention of chronic disease. Report of the Joint WHO/FAO expert consultation, 26 April 2002.



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