Metti una tiepida sera di fine maggio in ottima compagnia, un discreto appetito e il desiderio di preparare un piatto veloce, sano, gustoso e soprattutto... gentile :)
Nascono così, semplicemente, queste "polpettine ai profumi d'oriente". E come l'itinerario tracciato per un nuovo viaggio, la ricetta è solo un canovaccio, una guida non vincolante all'interno della quale muoversi liberamente per trovare il sapore più congeniale ai propri gusti.
Se la proverete e ne avrete voglia, varianti incluse, fateci sapere com'è andata!
Ingredienti:
400grammi di seitan
1 cipolla
un cucchiaio di semi di cumino
un cucchiaio di curcuma
sale quanto basta
4 cucchiai di bocconcini di soia secchi
4 cucchiai di pan grattato
2 cucchiai di olio evo
2 cucchiai di olio riso
mezzo bicchiere di latte di avena
Svolgimento:
Tagliare il seitan a dadini e mettere tutti gli ingredienti in un frullatore fino ad ottenere un impasto fine ed omogeneo
All'impasto così ottenuto aggiungere due cucchiai di semi di canapa decorticata i mescolare bene con le mani. Se l'impasto risulta troppo asciutto aggiungere latte di avena ed olio. Se invece risulta troppo morbido aggiungere pan grattato.
In un piatto fondo preparare un misto di semi non tostati a piacimento (papavero, sesamo, lino, girasole...). Formare le polpette a piacimento e passare un lato della polpetta sui semi senza fare pressione in modo che aderiscano alla superficie.
Adagiare le polpette su una teglia precedentemente rivestita di carta da forno e infornare a 220° per 25 minuti circa. Per una doratura e una consistenza più croccante usare la funzione grill negli ultimi 10 minuti.
Servire su lattuga, rucola o qualsiasi foglia verde e viva, accompagnate da salse a base di yogurt di soia e verdure.
A questo punto... buon appetito :)
Ingredienti:
- 1 tazza di farina di ceci
- 2 tazze di acqua tiepida
Stemperare la farina con l'acqua finchè non ci sono più grumi.
Unire la cima di rapa a crudo tagliata sottile, la cipolla, curry, olio, sale e pepe.
Cuocere 10-15 minuti per lato e.... voila!
Varianti:
Al posto della cima di rapa si possono utilizzare altre verdure di stagione
La cima di rapa messa a crudo è amara, se non vi piace eccessivamente l'amaro si può passarla in padella a parte con aglio e un pizzico di sale prima di unirla all'impasto. Oppure usare verdure più dolci
Le diete iperproteiche (come Dukan, Atkins, Tisanoreica, dieta a zona, paleo dieta e molte altre varianti) vengono adottate da milioni di persone attirate dalle promesse di una forma fisica migliore (leggasi: dimagrire) e di un presunto stato di benessere.
Eppure proprio sui regimi alimentari iperproteici la scienza negli ultimi anni sta puntando i riflettori.
Ultimo, ma solo in ordine cronologico, uno studio dell' University of Sydney che ha sperimentato 25 distinti profili dietetici in laboratorio per valutare i riscontri su appetito, salute metabolica, invecchiamento e aspettativa di vita.
Ottenendo quanto segue:
- le cavie sottoposte a un'alimentazione ricca di carboidrati e povera in proteine mangiavano di più, vivevano più a lungo e in salute;
- le cavie sottoposte a un'alimentazione ricca di grassi vivevano di meno;
- le cavie sottoposte a un'alimentazione ricca di proteine mangiavano di meno, erano magre ma presentavano la salute generale peggiore (soprattutto cardiaca) e un'aspettativa di vita inferiore.
Non sorprende che le osservazioni effettuate sulle cavie siano del tutto sovrapponibili a quelle, altrettanto recenti, condotte dal professor Longo sugli esseri umani, di cui abbiamo scritto nell'articolo Carne, latte e formaggi pericolosi come le sigarette.
Arriva così la conferma scientifica che le diete iperproteiche, già sotto accusa per l'impatto ambientale che le rende insostenibili per il pianeta, si rivelano altrettanto insostenibili per la salute e il benessere dell'uomo.
L'ossessione per le proteine, soprattutto quelle animali, è un mito ancora duro a morire ma mostra ogni giorno di più tutti i propri limiti, grazie anche alla scienza che da almeno 20 anni non fa che mettere in evidenza gli aspetti deleteri di questo approccio nutrizionale.
Le diete iperproteiche sono un bersaglio particolarmente facile ma c'è da ricordare che le abitudini alimentari del mondo occidentale, anche in assenza di diete specifiche, sono improntate su un modello iperproteico imposto da interessi e convinzioni errate.
Con effetti sulla salute ormai del tutto evidenti.
Link:
Protein and carbohydrates outweigh calorie counting: major research from Charles Perkins Centre
Un'alimentazione ricca di carne, latte e formaggi non è mai salutare ma diventa particolarmente pericolosa dopo la fatidica 'boa' dei 50 anni, quando moltiplica di due volte il rischio di attacchi cardiaci e di quattro volte il rischio di tumore. Impatti negativi anche sul diabete e tutte le patologie metaboliche.
Un rischio di mortalità altissimo e paragonabile a quello provocato dal fumo di sigaretta.
Più che sui grassi, lo studio condotto dall'italiano Valter Longo per la University of Southern California punta il dito sulle proteine di origine animale, il cui consumo nella società occidentale è fortemente in eccesso.
Nell'ambito dello stesso studio i ricercatori hanno rilevato che le proteine di origine vegetale (come ad esempio quelle contenute nei legumi), non presentano alcun fattore di rischio. Il rischio di mortalità di chi assume proteine di origine vegetale è più basso di chi assume proteine di origine animale.
Questo studio conferma, per l'ennesima volta e se ce ne fosse bisogno, la i rischi collegati a un'alimentazione basata su prodotti di origine animale, modello imperante e fortemente imposto da media e multinazionali nell'epoca che stiamo vivendo.
Fortunatamente lo studio mette anche in luce gli oggettivi benefici di un' alimentazione naturale basata su prodotti di origine vegetale.
Link allo studio pubblicato su Cell Metabolism:
Low Protein Intake Is Associated with a Major Reduction in IGF-1, Cancer, and Overall Mortality in the 65 and Younger but Not Older Population
Una compagnia assicurativa australiana ha deciso di applicare il 20% di sconto sulle polizze di vegetariani e vegani.
Brian Jones, il direttore, dichiara che la sua scelta si basa su evidenze scientifiche ormai consolidate circa il migliore stato di salute e aspettativa di vita di chi sceglie un'alimentazione #veg.
L'iniziativa intende anche premiare il minore impatto ambientale, il rispetto per gli animali e la sostenibilità di chi sceglie uno stile di vita più salutare.
L'idea di
premiare gli stili di vita sani (per sè, gli animali e l'ambiente) è
vincente, ora c'è da augurarsi che questo tipo di sensibilità prenda
sempre più piede e arrivi anche alle amministrazioni centrali.
Il link alla compagnia di assicurazioni Make a Difference e alla sua Vegetarian Insurance:
http://www.madinsurance.com.au/vegetarian-insurance.html
Secondo il settimanale inglese Observer si tratterebbe di una "frode di dimensioni internazionali" con implicazione di bande criminali italiane e polacche. Accuse molto gravi, che andranno certamente verificate dagli organi competenti.
Accuse che puntano i fari da un lato sul livello di contraffazione che l'industria alimentare mette sistematicamente in atto ai danni dei consumatori, dall'altro sulla relazione forte esistente tra organizzazioni italiane e polacche, dedite al trasporto e al commercio di cavalli per la macellazione.
ITALIA: PRIMATO POCO ONOREVOLE
Lasagne Findus, ravioli e tortellini Buitoni, ma non solo dal momento che siamo il paese che con i suoi consumi mantiene in vita il mercato delle carni equine: l'Italia infatti importa e consuma circa l'80% della carne equina che circola in Europa, un primato non certo onorevole per diverse ragioni. I cavalli arrivano prevalentemente dalla Polonia, spesso vecchi, malati e imbottiti di farmaci (dopanti, anabolizzanti e antibiotici) per stare in piedi. Il trasporto avviene in condizioni drammatiche, spesso illegali, e nel tragitto molti cavalli subiscono ferite anche gravi. Il viaggio dura 2-3 giorni viene allungato di centinaia di km per evitare i controlli severi vigenti in Austria. Sono lasciati senza acqua affinché arrivino disidratati e abbiano carni asciutte (come chiede il mercato). Ma l'importante è che arrivino vivi, sì perché in questo modo le leggi consentono di catalogare la loro carne come 'prodotto nazionale', ed è così che verrà poi esposta nei supermercati e dai macellai di... fiducia.
LO SCANDALO DEI CAVALLI DA CORSA
Paradossalmente la carne di cavallo che non proviene dall'est spesso proviene dai circuiti nazionali delle corse. I cavalli italiani a fine carriera, spremuti da anni di gare e cure farmacologiche, per legge dovrebbero essere destinati all'abbattimento. Invece accade che vengono dotati di falsi passaporti (rumeni, ungheresi) per poi finire nei macelli nazionali come carne proveniente dall'estero. Il tutto con la decisiva compiacenza di veterinari sia pubblici che privati.
AGGIORNAMENTO (18 febbraio 2013)
Lo scandalo carne di cavallo non ha risparmiato l'Italia: la multinazionale del cibo spazzatura Nestlé ritira ravioli e tortellini della Buitoni dai supermercati. Solo una settimana fa Nestlè aveva escluso la contaminazione dei propri prodotti. Poi la stretta, con nuovi controlli imposti dall'Unione Europea (unico paese contrario: Italia...).
Nestlè ha poi cercato di tranquillizzare i consumatori con questa frase: “Non ci sono problemi di sicurezza alimentare”. Come se il problema, in un caso di sofisticazione di questa portata, fosse la sicurezza alimentare.
E se cominciassimo a liberarci dal 'giogo' dell'industria alimentare?
Di fronte ad eventi di questo tipo, diffusi su larga scala e scarsamente contrastati, risulta difficile anche solo prendere in considerazione gli eventuali aspetti nutrizionali della carne di cavallo.
Probabilmente non è nemmeno il caso, nel 21° secolo, di evidenziare alcun aspetto positivo in abitudini alimentari tanto contraddittorie e complessivamente ingiustificate.
Leggi anche:
LAV Lega Anti Vivisezione: viaggi-tortura di 80mila cavalli per la macellazione in Italia
Cavalli dopati e macellati per il mercato del nord Italia
Illuminanti le parole di Ippocrate (400 A.C.), padre della medicina e autore del giuramento ancora oggi utilizzato dai laureandi in medicina; giuramento che impegna il futuro medico ad agire per il bene del paziente, nel pieno rispetto della sua persona.
Eppure non capisco perché il mio medico di base non si sia proprio ricordato di Ippocrate di fronte
a un'influenza stagionale acuta con febbre elevata e placche in gola. Gola che non ha esitato a
definire "uno schifo", in barba alla sensibilità e alle più elementari regole di comunicazione medico-paziente.
L'alimentazione non è
stata minimamente presa in considerazione nelle sue
indagini, in compenso mi son sentito rivolgere domande di questo tipo:
"Quale antinfiammatorio prende più volentieri?" Pensavo a una battita ma il medico non stava scherzando e alla fine sono uscito dall'ambulatorio con prognosi di 8 giorni e in mano una ricetta in cui si prescrivevano: antibiotico, mucolitico, antinfiammatorio, antipiretico, disinfettante orale, soluzione fisiologica, farmaco per l'aerosol. Il tutto per una semplice influenza stagionale e a seguito di una visita frettolosa e molto approssimativa.
Anche per questo il nostro più grande desiderio è quello di divulgare la possibilità di utilizzare rimedi alternativi sani e naturali e il VALORE di uno stile di vita corretto a partire dall'alimentazione, che è contemporaneamente sia fattore di rischio, sia fattore di prevenzione.
Zara, Benetton, Calvin Klein, Levi’s, Marks and Spencer, Diesel, H&M, Armani, C&A, Gap, Esprit e altre griffe internazionali sono sotto accusa dopo la pubblicazione delle analisi di Greenpeace nell'ambito della campagna Detox 2012
Grazie alla campagna Detox 2012 di Greenpeace arriva la conferma che anche i principali brand e le multinazionali della moda confezionano 'vestiti tossici', contenenti sostanze chimiche in grado di provocare cancro e disturbi ormonali.
L'associazione ambientalista ha condotto l'indagine monitorando 20 marchi tra i più diffusi al mondo e acquistando capi di abbigliamento prodotti in Cina e altri paesi in via di sviluppo.
Il risultato? Più di 2/3 dei capi analizzati è stata rilevata la presenza di alchilfenoli, ftalati e nonifenoli etossilati, sostanze chimiche cancerogene e in grado di produrre alterazioni ormonali (responsabili di femminilizzazione dei neonati, disturbi nello sviluppo sessuale, danni ai reni, al fegato, ai polmoni).
L'uso di queste sostanze ha ricadute negative anche sull'ambiente e contribuisce all'inquinamento dei corsi d'acqua sia laddove i tessuti vengono prodotti, sia nel lavaggio domestico. Non si tratta di un aspetto secondario dal momento che le industrie tessili risultano essere la prima causa di inquinamento delle falde acquifere.
Forse non sarà possibile quantificare le conseguenze di questa intossicazione quotidiana e silenziosa. In assenza di una risposta certa l'unica possibilità che abbiamo è quella di modificare sin d'ora le nostre vecchie abitudini, anche per quanto riguarda l'abbigliamento.
Link a: Libera ZARA dalle sostanze tossiche
In alcuni casi sì, stando a un recente studio pubblicato sulla rivista Nature.
[L'articolo originale su Nature Magazine.]
A questa inattesa conclusione sono arrivati i ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, Washington (Usa).
La scoperta è avvenuta mentre effettuavano uno studio sulle cellule del cancro alla prostata, per comprendere come mai siano estremamente resistenti alla chemio nel corpo umano mentre in laboratorio si neutralizzino facilmente.
Hanno così osservato che il trattamento chemioterapico produce danni al Dna delle cellule sane prossime al tumore, provocando per reazione la secrezione di una proteina (WNT16B) che fa crescere il tumore e ne aumenta la resistenza ad ulteriori trattamenti.
La scoperta, del tutto inaspettata, potrebbe spiegare perchè molte forme di tumore che inizialmente sembrano rispondere positivamente alla chemioterapia si ripresentino successivamente rafforzati e resistenti ad ulteriori trattamenti.
La nostra riflessione
Ora, di fronte a una possibilità di questo tipo viene da farsi alcune domande, anche abbastanza retoriche...
Ci dovevano arrivare 'per caso', dopo decenni di studio e ricerca e una quantità di denaro investita (e raccolta) che non ha pari nella storia della medicina?
La chemioterapia è un trattamento che spesso, al di là di quest'ultima scoperta, debilita profondamente il corpo e lo spirito di chi la riceve. Non è che ci si è accaniti un po' troppo? Perchè, per quale tipo di interesse? Perchè molti medici a domanda specifica rispondono che non si farebbero curare con la chemioterapia...?
Sarebbe il caso di cominciare pensare / agire diversamente e mettere la prevenzione al centro dell'attenzione, degli investimenti e della ricerca. Prevenzione in termini cambiamento di abitudini, principalmente riguardo alimentazione e stile di vita.
Links:
- Healthy cells around tumours 'help fuel chemotherapy resistance'
- Researchers Discover New Mechanism Behind Resistance to Cancer Treatment That Could Lead to Better Therapies
Un'elevata percentuale di tumori e malattie croniche gravi dipendono da ciò che mettiamo in tavola.
La prevenzione comincia dal piatto e dallo stile di vita.
Ci chiedete spesso: "quali sono gli alimenti che dobbiamo evitare?" Non abbiamo risposte assolute, una di quelle che ci piace maggiormente è quella del professor Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale Tumori:
Ultimo, non per importanza: scegli di nutrire te stesso con alimenti per produrre i quali non si arrechi danno al pianeta e ad altre forme di vita.
Un'ottima traccia in questo senso è rappresentata dalla doppia piramide alimentare che mette in relazione gli alimenti con l'impatto ambientale arrivando a una conclusione che possiamo definire olistica: gli alimenti che più fanno bene alla salute hanno 'costi' ambientali più bassi rispetto agli alimenti meno indicati per il nostro benessere.
Vi segnaliamo anche la rubrica sugli OGM di Valore Alimentare.
Noi e la Terra, UNA cosa sola. Molto più di quanto si possa ancora immaginare.
Riflessione nata da uno scambio su Facebook con Maria Di Lallo, che ringraziamo per lo spunto.
In particolare con i bambini, lo zucchero dovrebbe essere bandito. Per un approfondimento a riguardo vi invitiamo a leggere l'articolo Il bambino e gli zuccheri pubblicato su ValoreAlimentare.it
Ottenuti per sintesi chimica, non si ritrovano in natura. Hanno un valore nutritivo praticamente nullo. In Italia l'uso dei dolcificanti sintetici e' consentito solo per i prodotti dietetici autorizzati dal Ministero della Sanita'. Tranne l'aspartame, tutti i dolcificanti artificiali, compreso l'ultimo nato, l'acesulfame-K, vanno a toccare i delicati meccanismi di controllo dell'insulina, causando un aumento della sua produzione (azione insulinotropica).
Se è doveroso rivolgere un pensiero all'uomo e al genio del marketing Steve Jobs, è altrettanto giusto non dimenticare le profonde contraddizioni del 'sistema' che la sua azienda ha contribuito ad alimentare e continua a sostenere.
Un sistema produttivo che non guarda in faccia a nessuno e non si cura dei danni a persone e ambiente.
Apple da questo punto di vista non ha mai brillato per sensibilità e trattandosi di un 'simbolo' seguito da milioni di persone la sua responsabilità è ancor più grande.
Solo alcuni esempi.
La Apple, come altre aziende tecnologiche, si rifornisce di coltan dal Congo dove per estrarre il minerale vengono sfruttati minorenni senza il rispetto dei più elementari diritti umani.
Produzione e assemblaggio di buona parte dei devices della mela avvengono in Cina, in quella Foxconn che costringe i suoi lavoratori a condizioni disumane registrando negli ultimi anni un numero di suicidi elevatissimo. Là si producono i gioielli Apple, iPod e iPad.
Apple per questa ragione è entrata nel mirino di numerose ONG umanitarie ma finora, a parte qualche dichiarazione di circostanza, non ha messo in atto contromisure efficaci a questa situazione.
Sempre in Cina le aziende scelte da Apple come partners per la fornitura di materie prime sono accusate di utilizzare processi produttivi altamente inquinanti che mettono seriamente in pericolo la salute di chi ci lavora, di chi abita nei dintorni delle fabbriche e, non ultimo, dell'ecosistema che risulta altamente contaminato dai rifuiti tossici.
La Apple a seguito di queste (e altre) denunce non ha ancora mosso alcun passo concreto per modificare le proprie strategie produttive, rendendosi di fatto il silenzioso mandante di questi crimini ambientali e umanitari.
Sarebbe meglio informarsi anche su questi aspetti quando si fanno delle scelte, ricordandosi che ogni nostra scelta ha un impatto che, evidentemente, ancora non riusciamo a immaginare.
Fonti e link:
Per approfondimenti consiglio la lettura del libro Mela marcia, la mutazione genetica di Apple - collettivo NGN, dove si affrontano queste e altre contraddizioni della grande azienda di Cuppertino e dell'intero sistema mondiale di produzione IT.
- Melamarcia
- ZDnet
- Reuters
- Treehugger
- Dailymail