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ANSA: Malattie ed Alimentazione

scritto da Andrea Vitali 30/09/10 0 commenti


ROMA, 28 SET - Dalla celiachia alle allergie, sono sempre di piu' le malattie legate a cio' che mangiamo, anche a causa di sostanze 'estranee'.

Delle patologie emergenti e di come difendersi dai pericoli a tavola discuteranno l'1 e il 2 ottobre a Roma i biologi italiani, riuniti per la conferenza dell'Ordine Nazionale. 

Proprio alla celiachia, malattia che sembra colpire sempre piu' gli adulti, sara' dedicata una sessione del congresso.












Trovate una lista dei maggior dolcificanti naturali in commercio in Italia in questa pagina: Dolcificanti Naturali.

Per gli irriducibili dello zucchero suggeriamo del "vero" zucchero integrale di canna. Vero perché qualcuno è arrivato a tostare leggermente lo zucchero raffinato al fine di dargli una doratura che lo fa sembrare zucchero di canna o, peggio, ad aggiungergli coloranti dannosi.

Il primo passo per ridurre la dipendenza da zucchero è rappresentato dalla riduzione dei dolci (particolarmente nocivi quelli ingeriti dopo i pasti), e laddove se ne faccia uso la sostituzione dello zucchero raffinato con dolcificanti naturali biologici quali: 

  • malto di cereali, 
  • amasake, 
  • succo d'agave, 
  • sciroppo d'acero 
  • lasciando per ultimo lo zucchero di canna integrale.

Le alternative miele, fruttosio o melassa non sono particolarmente indicate in quanto alla lunga pesanti per il pancreas, organo assai delicato e al responsabile di importantissime funzioni metaboliche.

Si veda sulla Stevia Rabudiana un nostro recente articolo sulla coltivazione della Stevia Rebaudiana in casa.  
Alternative allo Zucchero Raffinato.

LA STEVIA REBAUDIANA...un caso a parte!



Capitolo a parte merita un dolcificante naturale che viene estratto dalle foglie di Stevia Rebaudiana, un pianta che cresce rigogliosa in tutto il Sud America, in una parte dell'Asia e anche in California. 

Le comunita' indigene del Brasile e del Sud America si tramandano il suo uso, probabilmente da secoli, come valido aiuto alla digestione e come alimento curativo. 



Dolcifica fino a 400 volte piu' dello zucchero raffinato, ed e' privo di calorie,  fattori questo che lo rendono il miglior dolcificante che esista in natura e potenzialmente un complemento straordinario per l'alimentazione di chiunque ma in poarticolare di chi soffre di diabete mellito. 

Perchè allora non è conosciuta e utilizzata al posto delle sostanze tossiche impiegate dall'industria farmaco-alimentare? Evidentemente proprio perchè non induce dipendenza e patologie croniche come lo zucchero raffinato, non è cancerogeno come l'aspartame (che ritroviamo ovunque: coca cola e bibite dolci, dolcificanti dietetici, caramelle e gomme da masticare senza zucchero, farmaci, farmaci e farmaci...).

Ad oggi il suo impiego ad uso alimentare non è consentito dalle leggi italiane ed europee. Sembra invece che negli Stati Uniti il vento stia girando a favore e a partire dal 18 dicembre 2008 la Food and Drug Administration ha concesso l'autorizzazione all'uso della Stevia come edulcorante naturale. 


Per una volta ci auguriamo 
che la nostra proverbiale sudditanza 
verso il paese a stelle e strisce si confermi...


Nel frattempo chi è curioso può intraprendere la via in 'diagonale'. Dal momento che la coltivazione della Stevia Rebaudiana è consentita a scopo ornamentale, nulla vieta di coltivarsi la propria piantina di foglie dolci! 


A Pensar bene si Vive meglio!

scritto da Andrea Vitali 20/09/10 2 commenti




Pensare bene fa bene.
O quanto meno "evita un sacco di preoccupazioni", citando Kipling.

Uno studio americano pubblicato di recente conferma questa consapevolezza, propria di molte discipline Olistiche e testimoniata dalla vita di molti personaggi eccellenti nel corso della storia dell'umanità.

Lo studio mette in evidenza gli effetti benefici di un atteggiamento positivo nei confronti degli altri e, al contrario, la 'sfortuna' in cui incappa chi sistematicamente proietta sugli altri diffidenza e maldicenza.

Riportiamo di seguito l'articolo apparso sul Corriere della Sera.


A PENSAR BENE SI VIVE MEGLIO!

Vi sforzate di vedere positivamente gli altri e cercate di mettere in buona luce le persone con cui avete a che fare? Dalla ricerca scientifica eccovi finalmente arrivare un riconoscimento: chi ha questo approccio positivo è una persona più stabile emotivamente e anche più felice. Al contrario, chi tende a vedere gli altri negativamente, e a parlarne male, in realtà giudica negativamente se stesso.
Infatti, le modalità con cui vengono percepiti gli altri indicano più come è fatto chi osserva che chi è osservato.
È questa la conclusione di una ricerca realizzata da tre psicologi americani, guidati da Dustin Wood della Wake Forest University, e pubblicata di recente sul Journal of Personality and Social Psychology.
La percezione che si ha degli altri rivela, dunque, molto della personalità di chi li percepisce, confermando una visione che la saggezza del Talmud, uno degli antichi testi sacri dell'ebraismo, aveva intuito e sintetizzato con le seguenti parole: "Noi non vediamo il mondo come è, vediamo il mondo come noi siamo"


LO STUDIO

La ricerca americana ha seguito una complessa metodologia basata su tre differenti studi, ma, in sostanza, gli psicologi autori del lavoro hanno chiesto a un gruppo di studenti di college di esprimere una valutazione su alcune caratteristiche di altri studenti che già conoscevano.

"In ogni studio abbiamo rilevato l'esistenza di una relazione regolare fra determinati tratti di personalità e la percezione delle caratteristiche altrui" scrivono gli autori dello studio. "Chi percepiva gli altri positivamente — spiegano gli psicologi — era più gioviale e tendenzialmente con un’indole più amichevole; chi 'pensava bene' degli altri risultava, inoltre, maggiormente soddisfatto della propria vita. E, non a caso, forse, chi stimava gli altri era anche più apprezzato dalle persone del gruppo osservato".

Secondo le rilevazioni degli psicologi, poi, tra gli studenti 'ottimisti', come era peraltro prevedibile, erano presenti meno persone che soffrivano di disturbi di personalità, depressione, o con attitudini antisociali.
La positività nel valutare i conoscenti — ci dicono inoltre i ricercatori, ed è interessante sottolinearlo — non è affatto una semplice proiezione su di loro delle buone qualità presenti nell'osservatore. In nessuna delle tre ricerche, infatti, gli osservatori valutati come estroversi hanno trovato i conoscenti particolarmente estroversi; piuttosto, hanno individuato in loro altri tipi di caratteristiche positive.
Si tratta, dunque, — sottolineano gli psicologi della Wake Forest University — proprio di un modo di percepire gli altri, che è influenzato da come si è, senza risultare però una semplice proiezione del proprio modo di essere. Naturalmente, tutto questo è confermato dal fatto che chi vede coloro che lo circondano in modo negativo, tende ad avere a sua volta tratti di personalità negativi, come depressione, narcisismo, comportamento antisociale. "Se da una parte sembra assodato che le persone che vedono gli altri più positivamente sono più felici e possono anche contare su un miglior equilibrio mentale, — aggiunge il professor Dustin Wood — il grande interrogativo che resta aperto, e che sfortunatamente non è stato esplorato dalla nostra ricerca, è come indurre chi è negativo nei confronti degli altri ad assumere un atteggiamento più positivo verso il prossimo".


OTTIMISMO E INGENUITÀ
 
Alla fin fine, tuttavia, c'è anche da dire che probabilmente nessuno vorrebbe diventare troppo ottimista nei rapporti con gli altri: una simile posizione, infatti, esporrebbe a un eccessivo abbassamento della guardia nei confronti di un mondo che non è mai tutto rose e fiori.
"Anche se la mia ricerca non era indirizzata esplicitamente ai possibili lati negativi dell'eccessivo ottimismo — ci chiarisce il professor Wood — esistono buoni motivi per pensare che tali lati negativi possano esistere. Credo che, di norma, sia una buona cosa immaginare gli altri come persone affidabili e dotate di caratteristiche positive".
Bisogna, tuttavia, anche essere capaci, di tanto in tanto, di capire quando abbiamo attorno persone che sono invece inaffidabili e anche potenzialmente pericolose, perché anche questo è un aspetto della realtà. "Riuscire a cogliere queste situazioni, — prosegue lo psicologo americano — e di conseguenza chiudersi in se stessi, o sottrarsi al contatto con queste persone realmente inaffidabili, può essere importante per evitare danni e pericoli". "Di norma, comunque, — conclude Wood — la lezione che si può trarre da questa mia ricerca indica che, nella maggior parte delle situazioni, focalizzare la propria attenzione sugli attributi positivi delle persone che ci circondano porta solo benefici".

SANA 2010: Vola il Biologico Italiano!

scritto da Andrea Vitali 16/09/10 0 commenti


Si è concluso SANA 2010 (www.sana.it), 22° Salone Internazionale del Naturale. Il più importante punto di incontro annuale per tutti gli appassionati di salute e benessere naturale.

Molta attesa per la relazione annuale sul biologico, il cui messaggio è particolarmente forte: in un contesto di profonda crisi a livello mondiale, la produzione e i consumi di biologico non conoscono batute d'arresto e continuano a crescere con percentuali a due cifre!


Per l'importanza delle informazioni fornite e la chiarezza con cui sono presentate abbiamo deciso di riportare sul Sentiero della Natura i contenuti della relazione annuale sul biologico (qui trovate il comunicato stampa originale in pdf).



COMUNICATO STAMPA SANA 2010:
IL BIOLOGICO ITALIANO

All'interno di uno scenario internazionale in continua crescita, l'Italia mantiene una posizione di prim'ordine. Un mercato stimato in circa 3 miliardi di euro dove spiccano le donne imprenditrici, i giovani, la scolarizzazione elevata e la propensione alle nuove tecnologie.


SANA SUL BIOLOGICO: LA SITUAZIONE MONDIALE

Con una superficie di oltre 35 milioni di ettari (a cui se ne aggiungono 31 destinati alla raccolta di prodotti spontanei e all’apicoltura), 1.400.000 aziende in 154 Paesi e un mercato del valore di oltre 50 miliardi di dollari (oltre 40 miliardi di euro), negli ultimi anni l’agricoltura biologica ha fatto registrare un sensibile sviluppo a livello mondiale con tassi di crescita media dal 10 al 20% annuo. Nell’ultimo anno la superficie coltivata senza sostanze chimiche di sintesi è cresciuta di 3 milioni di ettari e le vendite sono aumentate di oltre 4 miliardi di dollari (oltre 3 miliardi di euro), raggiungendo un valore più che doppio di quello registrato solo nel 2003.


SANA SUL BIOLOGICO: I MAGGIORI PRODUTTORI

La “classifica” delle coltivazioni biologiche è guidata dall’Australia con 12 milioni di ettari, mentre l’Italia, con una superficie bio pari a circa 1 milione di ettari, occupa l’ottavo posto (dopo Argentina, Cina, Stati Uniti, Brasile, Spagna e India) a livello mondiale e il secondo a livello europeo, in un testa a testa con la Spagna (che la supera solo per la maggior superficie a pascoli e boschi: per quanto riguarda le superfici destinate a coltivazioni, il primato rimane all’Italia), davanti a Germania, Gran Bretagna e Francia. E’ anche al primo posto in Europa per il numero di aziende agricole che hanno scelto il metodo biologico.
In Italia il settore bio si caratterizza per dati assolutamente originali, se confrontati con la situazione generale della nostra agricoltura: altissima la percentuale di donne imprenditrici (25%), di giovani (il 50% ha meno di 50 anni), di scolarizzazione elevata (il 50% dei produttori bio ha il diploma, il 17% la laurea) e la propensione alle nuove tecnologie (il 52% utilizza Internet).


SANA SUL BIOLOGICO: IL CASO ITALIANO

Il nostro paese è il primo produttore al mondo di ortaggi biologici (con una superficie otto volte superiore a quella spagnola), cereali (con circa 250.000 ettari), agrumi, uva (con 38.000 ettari, il doppio della Francia) olive e si colloca al secondo posto per il riso.
Sul territorio nazionale vengono coltivati numerosi altri prodotti biologici, vere e proprie eccellenze agroalimentari uniche al mondo: nel corso degli anni numerose aziende italiane hanno vinto premi prestigiosi nei concorsi internazionali dedicati a prodotti come vino, olio, formaggi.
Tra i primati mondiali dell’Italia biologica, uno è veramente speciale e, nella categoria, confetture e marmellate, batte tutti. Una marca biologica ha infatti vendite superiori a quelle dei grandi marchi industriali e dei marchi privati dei supermercati.
Questo costante sviluppo dell’agricoltura biologica dimostra la sempre maggiore attenzione dei produttori alla salvaguardia dell’ambiente e della salute e la crescente consapevolezza dei consumatori dell’importanza di acquistare prodotti alimentari naturali e garantiti.
Con una parte significativa della produzione bio indirizzata all’estero, l’Italia è anche il maggior esportatore mondiale di prodotti biologici (che raggiungono gli scaffali di tutta Europa, Stati Uniti e Giappone) per un valore di circa 1 miliardo di euro.
Ciò nonostante i consumi di prodotti bio nel nostro Paese non sono all’altezza dei primati produttivi, poiché si collocano attorno al 3% della spesa alimentare complessiva delle famiglie italiane, contro quote che per alcune tipologie di prodotti sfiorano il 20% in altri stati europei come Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania e Paesi scandinavi.


SANA SUL BIOLOGICO: DATI ECONOMICI E CONSUMI

Il mercato del biologico italiano è stimato in circa 3 miliardi di euro, con circa 1,8 miliardi di vendite al dettaglio in negozi specializzati, supermercati, vendite dirette delle aziende agricole (in particolare olio, vino e ortofrutta), consegne a domicilio e gruppi d’acquisto.
La grande distribuzione, pur sensibile al biologico, offre ancora una gamma limitata di prodotti rispetto ai concorrenti europei: basta pensare che il nuovo format di Carrefour in Francia prevede circa 3.000 prodotti biologici, mentre in Italia non superano i 350, anche se tutte le catene propongono una linea di prodotti biologici a proprio marchio, a conferma della domanda dei consumatori.
Nonostante la crisi generale di consumi, gli acquisti di prodotti bio confezionati in Italia hanno continuato a registrare incrementi: nei supermercati il valore è di circa 400 milioni di euro.
Per quanto riguarda le aree geografiche, il consumo è più forte nelle regioni del Nord Ovest e del Nord Est.
Il canale dei punti vendita specializzati in soli prodotti biologici (oltre un migliaio di negozi distribuiti in tutta Italia, in prevalenza concentrati al Nord e al Centro) segna regolarmente performance superiori alla grande distribuzione, facendo registrare una crescita media dal 10% (negozi indipendenti) al 15% (punti vendita affiliati in franchising).
Analogo andamento positivo per le vendite dirette degli agricoltori (sono circa 2.000 quelli che offrono direttamente al pubblico i loro prodotti in spacci aziendali e nei mercati) e per i gruppi d’acquisto.


SANA SUL BIOLOGICO: MENSE E RISTORAZIONE

La ristorazione scolastica vale tra i 200 e i 250 milioni di euro e interessa circa un migliaio di Comuni che ogni giorno forniscono a 1 milione di bambini pasti con prodotti biologici. Sono numeri destinati ad aumentare nell’anno scolastico 2010/2011 poiché anche l’amministrazione di Milano (unica grande città che ancora non vi aveva provveduto) si è adeguata alla legge che prevede l’utilizzo quotidiano di prodotti biologici in tutte le mense scolastiche.
In aumento i ristoranti che propongono opzioni biologiche: sono ormai quasi 500, in particolare nel centro Italia e nelle grandi città.

Gli Eco-Consumatori dell'indagine Coop

scritto da BRUNIVERSO 14/09/10 0 commenti

Chi sono gli eco-consumatori, come si diventa eco-consumatori e qual è il profilo dell'eco-consumatore perfetto? A queste domande rispondono gli articoli che proponiamo di seguito.

Il primo articolo è tratto dal sito di AAMTerraNuova, dal titolo: 'Chi sono gli eco-consumatori'.
Il secondo è tratto dal sito AffariItaliani ed ha come titolo: 'Coop, il 70% dei consumatori sceglie prodotti green'.

Entrambi gli articolo partono dall'indagine realizzata dalla Coop nel 2010 sugli eco-consumatori.
L'indagine mette in luce le percentuali relative agli acquisti dei cittadini italiani, definendo anche il profilo dell'eco-consumatore medio, che è rappresentato da una donna, di età media, acculturata/laureata e residente al centro/nord.

La lettura di questi articoli dovrebbe contribuire ad arricchire il quadro che stiamo 'disegnando' qua sul blog riguardo la sostenibilità ambientale ed il consumo critico, argomenti interconnessi tra loro ed interdipendenti.

Anche in un articolo nostro abbiamo cercato di individuare quali sono le caratteristiche di un consumatore responsabile. Abbiamo trattato l'argomento partendo dal punto di vista dei prodotti e dei beni d'acquisto, della loro eco-sostenibilità, della loro eticità. 
Potete leggere l'articolo alla pagina: Quando un prodotto è ecologico, etico e sostenibile.


Da AAMTerraNuova:


Chi sono gli eco-consumatori?


Un'indagine realizzata dalla Coop 
dimostra che i cittadini 
stanno acquisendo consapevolezza 
per un consumo critico



Gli entusiasti eco-consumatori sono in prevalenza:
- donne, 
- di età media, 
- con alta scolarità (laurea e/o post laurea), 
- residenti nel Centro Nord. 

Ma nello stesso Centro Nord sono presenti anche molti cittadini, giovani ed istruiti, che sono insensibili alle tematiche dei consumi sostenibili?

Coop ha ufficializzato i risultati di un'indagine attraverso il progetto Promise (Sostenibilità dei principali impatti dei prodotti attraverso l'eco-comunicazione) sostenuto dalla Unione Europea che vede tra i partner la Regione Liguria, Coop, la Regione Lazio, l'Ervet dell'Emilia Romagna e la Confindustria ligure.
Il rapporto ha fotografato le abitudini di consumo "verde" di oltre 10.000 soci e consumatori Coop. 

Un quarto del campione intervistato si dichiara preoccupato per tutte o quasi tutte le problematiche citate nel questionario. I fattori che preoccupano quasi la metà del campione sono il consumo di risorse (acqua e energia) e l'inquinamento dell'aria (54,10%). Tra gli eco-loghi vengono giudicati importanti per determinare adeguate scelte d'acquisto il biologico (l'88 % del campione lo ritiene molto e/o abbastanza importante), i marchi di tipicità e denominazione d'origine (più dell'86% lo ritiene molto e/o abbastanza importante) e i marchi del commercio equo e solidale; scarsamente conosciuta invece la dichiarazione ambientale di prodotto (il 18% non sa cosa sia), le certificazioni forestali come l'FSC (il 16% non la conosce) e anche l'Ecolabel (sconosciuta al 15,7%).

La maggioranza del campione ritiene che si possa definire un prodotto eco-sostenibile in virtù del basso impatto ambientale del processo di produzione (lo afferma l'oltre 77% del campione), delle caratteristiche legate al riciclo o biodegradabilità (più del 67%), risultano comunque abbastanza rilevanti anche il rispetto delle norme etico-sociali (37,20%) e la vicinanza di produzione al luogo di vendita (32,83%).

La pratica di acquisto di prodotti eco-sostenibili è sicuramente una pratica consolidata all'interno del campione; il 70% degli intervistati infatti acquista abitualmente questa tipologia di beni con picchi importanti per i prodotti alimentari di stagione (più del 97%) e locali (l'88%), le apparecchiature elettriche e elettroniche e i prodotti per l'igiene della casa.

Oltre il 30% del campione si rivelano veri e propri eco-consumatori (precisa scelta di campo a favore di prodotti di qualità e rispettosi dell'ambiente a prescindere da prezzo e marca), più del 50% (il 51,3%) affida la propria scelta alla marca e al punto vendita benché dimostri comunque attenzione alle caratteristiche etiche e ambientali dei prodotti, solo il 18% si dimostrano consumatori insensibili alle tematiche ambientali rimanendo ancorati alle sole certezze di prezzo qualità e sicurezza.  Un dato atteso e assolutamente in linea con altre indagini di settore, mentre a sorpresa scopriamo che nel gruppo degli insensibili troviamo in maggioranza giovani, istruiti, che vivono al Centro Nord.









Tra gli eco-loghi, inoltre, vengono giudicati importanti per determinare adeguate scelte d’acquisto il biologico su tutti (l’88 % del campione lo ritiene molto e/o abbastanza importante) seguito da marchi di tipicità e denominazione d’origine (più dell’86% lo ritiene molto e/o abbastanza importante) e ai marchi del commercio equo e solidale; scarsamente conosciuta invece la dichiarazione ambientale di prodotto (il 18% non sa cosa sia), le certificazioni forestali come l’FSC (il 16% non la conosce) e anche l’Ecolabel (sconosciuta al 15,7%).


Coop: il 70% dei consumatori sceglie prodotti green

Che cosa motiva i consumatori
nella scelta di prodotti ecologici?




Che cosa motiva i consumatori nella scelta di prodotti ecologici? Quanto le strategie di informazione e promozione all’interno dei punti vendita possono incidere su queste scelte? Il ruolo della comunicazione da un lato, i comportamenti dei consumatori dall’altro. Viaggia su questi due assi il progetto Promise (Sostenibilità dei principali impatti dei prodotti attraverso l’eco-comunicazione) sostenuto dalla Unione Europea che vede tra i partner la Regione Liguria, Coop, la Regione Lazio, l’Ervet dell’Emilia Romagna e la Confindustria ligure.




La maggioranza del campione ritiene che si possa definire un prodotto eco-sostenibile in virtù del basso impatto ambientale del processo di produzione (lo afferma l’oltre 77% del campione), delle caratteristiche legate al riciclo o biodegradabilità (più del 67%), risultano comunque abbastanza rilevanti anche il rispetto delle norme etico-sociali (37,20%) e la vicinanza di produzione al luogo di vendita (32,83%).

E comunque la pratica di acquisto di prodotti eco-sostenibili è sicuramente una pratica consolidata all’ interno del campione; il 70% degli intervistati infatti acquista abitualmente questa tipologia di beni con picchi importanti per i prodotti alimentari di stagione (più del 97%) e locali (l’88%), le apparecchiature elettriche e elettroniche e i prodotti per l’igiene della casa.


Se poi nello specifico si vanno a esaminare le scelte d’acquisto del campione circa un terzo (esattamente il 30,5%) si rivelano veri e propri eco-consumatori (precisa scelta di campo a favore di prodotti di qualità e rispettosi dell’ambiente a prescindere da prezzo e marca), più del 50% (il 51,3%) affida la propria scelta alla marca e al punto vendita benché dimostri comunque attenzione alle caratteristiche etiche e ambientali dei prodotti, solo il 18% si dimostrano consumatori insensibili alle tematiche ambientali rimanendo ancorati alle sole certezze di prezzo qualità e sicurezza. Gli entusiasti eco-consumatori sono in prevalenza donne, di età media, con alta scolarità (laurea e/o post laurea), residenti nel Centro Nord.

Un dato atteso e assolutamente in linea con altre indagini di settore, mentre a sorpresa scopriamo che nel gruppo degli insensibili troviamo in maggioranza giovani, istruiti, che vivono al Centro Nord.


Approfondendo su questi l’indagine e andando a misurare il loro livello di consapevolezza, ci si accorge che il 24% di loro dichiara una struttura di processo d’acquisto assolutamente inadeguata rispetto alla loro alta consapevolezza.

Ovvero siamo di fronte a persone che conoscono a pieno i temi ma che mettono in pratica comportamenti poco o per nulla sostenibili.

 

Amarsi con la Natura

scritto da BRUNIVERSO 06/09/10 0 commenti


PREVENIRE E' AMARSI

Su Il Sentiero della Natura più volte abbiamo parlato di prevenzione.
La prevenzione non solo è utile nel 'contrastare l'insorgere delle malattie' (espressione già di per sé violenta), ma è anche un percorso naturale che se messo in atto aiuta a vivere meglio a 360 gradi.

Una delle espressioni tipiche, seppur non espresse a voce, è reputarci incolumi a certe malattie, è pensare 'A me non succederà mai'. E ce lo auguriamo tutti di non avere malattie... ma la salute non è una questione di fortuna, non soltanto almeno.

AIUTATI CHE LA NATURA T'AIUTA

Parafrasando un altro saggio detto popolare potremmo dire 'Aiutati che la Natura ti aiuta'.

Fai ciò che richiede il tuo corpo, ascoltalo con attenzione e rispettalo. Aiutati nell'andare incontro ad uno stile di vita sano su tutti i fronti e vedrai che molte disfunzioni tipiche del nostro tempo non avranno presa su di te, non troveranno alcun terreno fertile sul quale agire.

E nel caso in cui tu contragga una malattia, nel caso in cui insorga in te una disfunzione, un corpo sano sarà certamente più forte e 'consapevole' di un corpo malandato.
Un corpo sano reagisce meglio ad ogni tipo di malanno, dalla febbre alla malattia terminale, è questo è 'certo'.
Lavora per un'ecologia del corpo, per un'ecologia del cuore e per un'ecologia della mente. Libera te stesso da ciò che ti rende schiavo (della malattia, delle pulsioni istintive, delle ideologie).


STAR BENE SIGNIFICA ESSERE FELICI

Un corpo sano è il corpo di una persona felice.
La salute è il nostro miglior maestro perché ti indica la strada per il tuo corpo, il tuo cuore e la tua mente  contemporaneamente.

Il corpo è tangibile, lo vedi allo specchio la mattina se stai male o se stai bene, se sei felice. La chimica del nostro corpo infatti agisce direttamente sulle nostre emozioni e sulla qualità dei nostri pensieri. Quando mangiamo molto più del necessario e male il nostro corpo si sente pesante, le nostre emozioni più luminose fanno fatica a manifestarsi, i nostri pensieri si sentono intorpiditi.

Al contrario un corpo mantenuto in salute è un corpo messo in funzione secondo natura.

La bioeuritmia è una dimensione 'sacra', è sincronizzare il proprio essere con i ritmi naturali. E' mettersi nella condizione di comunicare ed interscambiare energia con la Natura e non con ciò che è passeggero come il nostro tempo, che è contenitore di verità soggettive e non assolute.

La bioeuritmia, la corretta alimentazione, il respirare in modo corretto, il movimento portano forza e salute nel corpo ed appunto gioia nel cuore, nonché una grande lucidità mentale.

Per entrare nel ritmo della vita naturale occorre ascoltare il proprio corpo e laddove sembra che il corpo non ci dica proprio niente, può essere utile provare ad ascoltare il ritmo della natura. Sincronizzare il nostro ritmo sonno-veglia è uno dei primi passi per entrare nel ritmo naturale del nostro organismo.
Ciò di cui ci nutriamo è un altro fattore determinante, così determinante che l'alimentazione è capace di prevenire gran parte di quelle disfunzioni che portano alle malattia, è capace di guarire disfunzioni non ancora cronicizzate in malattia.
L'aria che respiriamo e come la respiriamo, le persone che incontriamo, gli interessi che coltiviamo contribuiscono a rendere il nostro corpo insano o sano, a seconda delle scelte che compiamo.


LA SCELTA

Possiamo scegliere ogni giorno una discreta quantità di fattori che porteranno il nostro corpo ad uno stato ottimale di salute o a mantenerlo sempre più in salute. Dal movimento fisico che facciamo, dagli orari-ritmi che stabiliamo per la nostra giornata, dal cibo che mangiamo, dalle persone che scegliamo di incontrare, dalle impressioni che desideriamo che ci raggiungano.

La consapevolezza chiama consapevolezza.
E siamo certi che tutti in fondo sappiamo ciò che è giusto, ci sono i segnali del corpo che ci comunicano tutto ciò che ci occorre (mi sento in forma, mi sento pieno, mi sento attivo, mi sento fiacco, mi sento felice, mi sento triste, mi sento una luce... Come ti senti tu?).
Dobbiamo ascoltarci e fare ciò che bisogna fare senza mai fermarci: la stasi è morte, il movimento è vita.

Perchè in fondo è 'semplice' essere saggi:  ....'Quando piove, le strade si bagnano.'





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