In alcuni casi sì, stando a un recente studio pubblicato sulla rivista Nature.
[L'articolo originale su Nature Magazine.]
A questa inattesa conclusione sono arrivati i ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, Washington (Usa).
La scoperta è avvenuta mentre effettuavano uno studio sulle cellule del cancro alla prostata, per comprendere come mai siano estremamente resistenti alla chemio nel corpo umano mentre in laboratorio si neutralizzino facilmente.
Hanno così osservato che il trattamento chemioterapico produce danni al Dna delle cellule sane prossime al tumore, provocando per reazione la secrezione di una proteina (WNT16B) che fa crescere il tumore e ne aumenta la resistenza ad ulteriori trattamenti.
La scoperta, del tutto inaspettata, potrebbe spiegare perchè molte forme di tumore che inizialmente sembrano rispondere positivamente alla chemioterapia si ripresentino successivamente rafforzati e resistenti ad ulteriori trattamenti.
La nostra riflessione
Ora, di fronte a una possibilità di questo tipo viene da farsi alcune domande, anche abbastanza retoriche...
Ci dovevano arrivare 'per caso', dopo decenni di studio e ricerca e una quantità di denaro investita (e raccolta) che non ha pari nella storia della medicina?
La chemioterapia è un trattamento che spesso, al di là di quest'ultima scoperta, debilita profondamente il corpo e lo spirito di chi la riceve. Non è che ci si è accaniti un po' troppo? Perchè, per quale tipo di interesse? Perchè molti medici a domanda specifica rispondono che non si farebbero curare con la chemioterapia...?
Sarebbe il caso di cominciare pensare / agire diversamente e mettere la prevenzione al centro dell'attenzione, degli investimenti e della ricerca. Prevenzione in termini cambiamento di abitudini, principalmente riguardo alimentazione e stile di vita.
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